Purtroppo nell’ambito della mia attività professionale come medico di base ho incontrato donne che hanno subito violenze», afferma Marina Carobbio Guscetti, consigliera nazionale. «Dalla violenza psicologica alle molestie e anche alcuni casi di violenza fisica. Le donne colpite erano sia svizzere che straniere. Unicamente questi dati mostrano già quanto il fenomeno della violenza contro le donne sia ampio: seppur le cifre precise sono difficili da stimare a causa del silenzio di molte vittime, secondo uno studio dell’Università di Losanna il 40% delle donne che vivono in Svizzera sono vittima almeno una volta nel corso della loro vita di violenza psicologica, sessuale o fisica».
Anche come medico – continua l’intervistata – simili racconti colpiscono molto, una reazione emotiva è inevitabile. «Bisogna poi accompagnare le donne nel difficile percorso che viene dopo la violenza subita, dalla rielaborazione psicologica dell’avvenuto fino a eventuali passi giuridici che si possono intraprendere».
Ma cosa si può fare per contrastare il fenomeno della violenza sulle donne? «Bisogna differenziare le misure immediate da quelle più a lungo termine. Sul breve periodo abbiamo presentato come Partito socialista svizzero diverse misure concrete, anche nella forma di atti parlamentari: fare una campagna di prevenzione “No significa no”, rinforzare le case protette per donne, aumentare le offerte di consulenza e terapia, creare un osservatorio indipendente che quantifichi il fenomeno e proteggere le straniere vittime di violenza dall’espulsione. Ma anche rafforzare le competenze specifiche delle prime persone che sono a contatto con chi subisce violenza, oltre alla polizia ad esempio medici e personale sanitario. A lungo termine servono dei cambiamenti di fondo nella nostra società patriarcale: finché le donne saranno svantaggiate strutturalmente, ci sarà violenza contro le donne. Bisogna puntare alla parità effettiva in tutti gli ambiti sociali, dal lavoro alla distribuzione del lavoro di cura».
