Guardare levarsi il giorno da dove sorge la luna. Osare un’altra prospettiva per scoprire quello che si nasconde dietro la luce dominante del sole, cercando di cogliere il chiaro e lo scuro, di seguire sentieri più discosti. A volte il bagliore impedisce di vedere. E l’abitudine, rassicurante con il suo ripetersi di dinamiche collaudate e conosciute, spegne ogni colore, opacizza ogni trasparenza.
Marina Carobbio Guscetti non ha certamente bisogno di presentazioni ufficiali: il suo percorso è tutto sotto la luce del sole. Le si riconoscono competenza, rigore, determinazione. E’ affidabile, battagliera, sincera. Ma per essere come la conosciamo e come la vediamo, c’è in realtà molto di più. Dietro l’immagine pubblica, a volte dura e spigolosa e su cui spesso è comodo fermarsi, c’è una donna. Una donna che dice di essere fortunata, di avere solide radici familiari e di muoversi in un ambiente a tinte forti.
Se ci si dà la pena di andare oltre l’uscio di casa, si scopre una donna la cui vita è fatta anche di trasparenze, di giardini segreti, di problemi quotidiani e comuni come quello di spiegare al proprio figlio che non riceverà il telefonino. “In una società dove c’è tutto – afferma Marina – dire no al proprio figlio è difficile, ma necessario. Ci sono dei no che aiutano a crescere, ad essere più forti. Ma al momento del rifiuto i figli non lo sanno, lo scoprono dopo.”
Se ripenso alla nostra chiacchierata, la prima immagine che mi viene in mente è una quercia: forte, presente, con una lunga storia. Poi la quercia si allontana, diventa più piccola, e davanti al mio sguardo ci sono dei fili d’erba, tantissimi fili d’erba verde smeraldo, accarezzati dal vento. Fantasie inutili? Sicuramente per chi sta fermo, immobile, sull’uscio di casa. Non per me, non per Marina, che ha accettato l’idea di un’intervista-ritratto “politicamente scorretta” alla vigilia del suo ingresso in Consiglio nazionale al posto del dimissionario Franco Cavalli.
Abbiamo così parlato di politica – poiché la politica è parte di lei e della sua vita – andando oltre la gestione corrente, oltre l’agenda del partito. Abbiamo parlato per il piacere di farlo, aprendo parentesi senza mai chiuderle, lasciando non trenta, ma cento puntini di sospensione… Secondo criteri “ortodossi” e di redditività, Marina ed io abbiamo perso tempo, perché al termine del nostro incontro non avevamo nelle mani nulla di apparentemente concreto.
Apparentemente, appunto. Perché in realtà quelle parole ci hanno riconciliato con la dimensione del non fare, della pausa. Ovvero: confrontarsi, condividere interrogativi, riflettere, progettare, immaginare nuovi percorsi, appendersi ad un pensiero come fossero le ali di un uccello per vedere dove porta. “La politica non deve essere dettata solo dall’agenda parlamentare o dalle scadenze elettorali. La politica – insiste Marina – ha bisogno più che mai di sogni, di utopie, di idee forti, di relazioni di prossimità da cui ripartire con nuovi progetti di società”.
Forte come una quercia e nel contempo agile e flessibile come i fili d’erba che il vento non può spezzare, Marina Carobbio è una donna che sa ascoltare, capace di empatia, altruista, generosa, sensibile E’ molto riservata, ma non chiusa. “Lo so che sembro dura, inaccessibile e a tratti distante. Forse ho assunto una certa durezza perché ho sempre voluto dimostrare che per me la politica è una cosa seria, indipendentemente dal ruolo giocato da mio padre Werner e dalla sua presenza. E’ vero, lui mi ha trasmesso questa passione, ma gli è stato facile poiché ho sempre fatto politica, dai tempi del liceo, seppure in modo diverso e prima di seguire la via istituzionale. A dire il vero la politica è una passione di famiglia. Se mia madre Graziella non l’avesse profondamente condivisa, né io, né mio padre saremmo arrivati dove siamo arrivati”.
La passione, davvero, non è una colpa. Medico, madre di due figli (Matteo e Laura), sposata con Marco, Marina Carobbio sa che cosa significa conciliare i tempi della cura, del lavoro e della politica. Sono tre vite che convergono in una. Ma come fa? “Sono una donna fortunata: una fitta rete di relazioni, un marito pronto alla condivisione dei ruoli e una presenza costante della famiglia, mi permettono di seguire i miei pazienti, di occuparmi di politica e di stare con la famiglia”.
Sensibile alle rivendicazioni delle donne – alle quali si chiede di essere brave, competenti, efficienti, flessibili, eternamente giovani e di bella presenza (qualità che da un uomo non si pretendono) – attenta al disagio sociale, alle crescenti difficoltà che toccano molte famiglie, alle emergenze ambientali e all’equità fiscale, Marina ha sempre combattuto in prima fila. Ha preso sulle sue spalle molte responsabilità, ha assaporato l’amaro sapore della sconfitta. Ed è sempre ripartita. Sempre. Con convinzione e dedizione. “E’ vero, le sconfitte fanno male, anche se sai che fanno parte del gioco: in questo senso la politica può essere molto dura e spietata. Ma brucia molto di più il mancato rispetto delle regole del gioco. Ferisce molto di più la mancanza di trasparenza”.
Marina sa benissimo di pagare il peso del nome che porta. Ma è il prezzo che lei vuole pagare. “Mio padre e la politica sono parte della mia vita, una vita che ho scelto, che amo e che mi dà molto. Perché mai dovrei rinnegare questa ricchezza? Perché mai dovrei andare in un’altra direzione, in una direzione che non è la mia? Perché mai dovrei rinunciare ad essere me stessa”? Amante della montagna, dove si rigenera e dove – più vicina al cielo – fa il pieno di spiritualità, in certi momenti Marina si è sentita sola nell’ultima campagna elettorale, che ha in parte percorso accanto a Pelin Kandemir, anche se molte persone, soprattutto donne, l’hanno sostenuta e accompagnata. Per il futuro – sottolinea Marina – si dovrà intensificare il contatto con la base”.
Lo sguardo rivolto a Berna, Marina ci sembra comunque e sempre troppo scrupolosa. Pretende tantissimo da se stessa. Ma Marina, le chiedo quasi un po’ imbarazzata per rispetto nei confronti della politica impegnata, perché non ti prendi il tempo di non fare niente o di fare qualcosa solo per te? Sorride, non è forse abituata a domande frivole che invitano alla pigrizia. Così le strappiamo quasi una promessa: andare a fare shopping. Sì, piace anche alle donne di sinistra.
di Françoise Gehring. Utopie e relazioni di prossimità per ridare slancio al PS ps.ch, 05.07
