Non si specula sui beni alimentari! Dire sì all’iniziativa contro la speculazione alimentare è una scelta responsabile e necessaria. Lo stop alla speculazione sulle materie prime è uno strumento importante nella lotta contro la povertà e ed è quindi anche un contributo ad affrontare i problemi migratori.
Conferenza stampa 14.1.2016. Fa stato il testo parlato.
Il commercio dei beni alimentari ha un giro d’affari enorme. Solo una piccola parte di questo commercio è realizzato sulla compravendita di beni reali. La maggioranza è eseguita sui mercati finanziari ed è passata dal 20% del 2000 all’80% attuale. La conseguenza è una fluttuazione importante dei prezzi dei beni agricoli e delle materie prime, fluttuazione tipica dei mercati finanziari. Forti variazioni di prezzo di beni alimentari di base verso l’alto possono mettere in rovina l’esistenza dei piccoli contadini. A causa del rialzo dei prezzi molte persone diventano ancora più povere e soffrono la fame. Dagli anni novanta il mercato dei prezzi alimentari è sempre più deregolamentato. Questi dati, accanto a quelli drammatici degli 800 milioni di persone che soffrono cronicamente la fame, illustrano il problema e la necessità di vietare la speculazione sui beni alimentari. Nel mondo sono prodotti 12 miliardi di bene alimentari, sufficienti a nutrire tutta la popolazione se solo fossero sottratti alle logiche speculative e del profitto.
Come illustra un’analisi dell’alleanza di organizzazioni di cooperazione e sviluppo, Alliance Sud, nei periodi 2007-2008 e 2010 -2011 i beni alimentari sono diventati ancora più cari, con aumenti repentino fino al 70% che non possono essere spiegati solo con le variazioni climatiche e gli imprevisti. Negli anni tra questi due periodi i prezzi sono poi crollati. Un aumento eccessivo dei prezzi anche In un breve periodo può avere conseguenze catastrofiche. L’organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura FAO stima che la crisi del 2007-2008 ha causato la morte di circa 80 milioni di persone. Con la crisi del 2011, 44 milioni di persone sono cadute in povertà.
A chi argomenta dicendo che è necessario agire globalmente per lottare contro la povertà e che da solo il nostro paese può fare poco, va ricordato che importanti imprese alimentari hanno sede nel nostro paese. Quasi la metà del commercio di caffè e zucchero è legato alla regione di Ginevra, regione che è la numero uno anche per il commercio di cereali, oleaginosi e cotone. Anche il Ticino ha un importante commercio di materie prime agricole.
A chi, come il Consigliere federale Schneider-Amman nella presa di posizione del CF del 12 gennaio 2016, sostiene che il problema il nostro paese lo affronta con i mezzi finanziari a favore della cooperazione e l’aiuto e allo sviluppo, ribattiamo che purtroppo anche in questo campo l’impegno del nostro paese è ancora insufficiente, e a seguito anche die tagli previsti con le misure di risparmio non raggiungerà nemmeno lo 0,5 del PNL.
Quanto chiede l’iniziativa è importante anche per la nostra agricoltura. Nel 2012 infatti l’agricoltura svizzera ha perso 100 milioni a causa della speculazione sulle derrate alimentari.
Quest’iniziativa può essere applicata in modo da garantire che ci siano rendimenti legittimi legati alla vendita di beni alimentari, come si evince dall’art.2 del testo d’iniziativa, ma vuole appunto vietarne la speculazione. In proposito il comitato d’iniziativa ha pure presentato un concetto di applicazione dell’iniziativa.
E’ un nostro dovere legiferare in questo settore, per combattere uno dei fattori che portano alla povertà e alla fame nel mondo. Il G20 hanno emesso delle raccomandazioni, Stati Uniti e Europa hanno introdotto delle regolamentazione nel settore. La Svizzera deve fare la sua parte. Non è solo un dovere morale. Quando nel mondo 800 milioni di persone soffrono la fame, lottare contro la speculazione alimentare è una necessità e una responsabilità della politica, a maggior ragione in un paese dove numerose multinazionali del settore alimentare vi hanno la propria sede.
