Viviamo una fase di transizione, dove i rapporti fra Cantoni e di questi ultimi con la Confederazione vengono costantemente rimessi in discussione su questioni a volte fondamentali, come l’insegnamento delle quattro lingue nazionali, il rapporto cittàperiferia, l’utilizzo delle risorse, la gestione del traffico delle persone e delle merci, l’applicazione sull’intero territorio (regioni di frontiera comprese) degli accordi con l’Unione europea, libera circolazione delle persone compresa. Non ultimo, stiamo vivendo una fase storica in cui la tendenza a chiudersi, a respingere gli altri che premono ai confini, è tornata di estrema attualità e persino in modo ‘prepotente’. Temi importanti, che spesso prevalicano i poteri nazionali, ai quali non è facile trovare soluzioni per il breve e medio termine. Quest’elezione federale ormai alle porte assume dunque un significato ancora più alto, perché la posta in gioco è davvero enorme: decidere il futuro della Confederazione in tempi dove mancano le bussole sino all’altro ieri funzionanti. Quale dunque oggi, ancor più di ieri, il ruolo del parlamentare federale in un contesto che, come detto, sta mutando velocemente travolgendo anche i capisaldi del federalismo? Cosa significa, nel Terzo millennio, fare gli interessi di una regione linguistica (magari, come nel nostro caso, minoritaria) là dove si decidono i destini del federalismo futuro? Molti i temi sul tavolo, ma ci pare importante ripartire da qui. Dal senso della politica federale.
Qual è il ruolo, a suo giudizio, del deputato federale nella dialettica fra identità regionale e coesione nazionale?
Anzitutto coniugare gli interessi del Cantone da cui proviene con progetti a carattere generale, che non toccano solo una regione, ma che hanno spesso un carattere nazionale e sovranazionale, evitando così di cadere nel localismo. Certo, come rappresentanti di una minoranza linguistica dobbiamo rendere attenta la politica d’oltralpe sulle specificità del nostro Cantone e sulla necessità di garantire una giusta presenza di persone di lingua e cultura italiana nell’amministrazione federale. Quanto accade nel mercato del lavoro del Canton Ticino è un campanello d’allarme per tutta Svizzera. Il Ticino spesso anticipa fenomeni che poi toccano anche altre regioni. Da qui la necessità di prendere sul serio la nostra realtà e i problemi con cui siamo confrontati, perché altrimenti è a rischio la coesione nazionale e sociale.
Come giudica la sua attività alle Camere in quest’ultimo quadriennio? Ci faccia un bilancio.
Durante la legislatura mi sono occupata di diversi temi, dalle finanze alle casse malati, dall’alloggio al mondo del lavoro. Tra i successi annovero l’essere riuscita a far sì che nell’ambito della prossima perequazione finanziaria intercantonale si riconsideri il reddito generato dai lavoratori frontalieri, in modo che il Ticino, confrontato con più oneri legati ai controlli sul mercato del lavoro o all’utilizzo delle infrastrutture, riceva da Berna più di quanto riceve oggi. Durante l’esame del preventivo 2015, collaborando con persone di altri partiti, sono riuscita a scongiurare i massicci tagli proposti dall’Udc ai contributi pubblici alla cooperazione allo sviluppo, mezzi più che mai necessari per combattere povertà e disuguaglianze, che sono una delle cause dei flussi migratori. Spesso anche gli insuccessi hanno contribuito ad attirare l’attenzione su un problema specifico o a realizzare delle misure. È il caso dell’iniziativa popolare per una cassa malati pubblica, che ha permesso di avere finalmente una legge sulla sorveglianza sulle casse malati e di introdurre un meccanismo per evitare che gli assicurati, come è capitato in Ticino, paghino premi eccessivamente alti rispetto ai costi sanitari. Mi rincresce soprattutto che per quanto riguarda i problemi del mondo lavoro, Consiglio federale e parlamento abbiano respinto le mie proposte contro il dumping salariale, come ad esempio quella di facilitare l’introduzione dei Contratti collettivi di lavoro nelle zone più a rischio.
Intervista pubblicata il 28 settembre 2015 su “la Regione”
