Svizzera italiana – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch Benvenuti, Herzlich Willkommen, Bienvenue Mon, 28 Oct 2019 10:39:40 +0000 it-IT hourly 1 https://marinacarobbio.ch/wp-content/uploads/sites/4/2017/05/cropped-logo-PS-32x32.png Svizzera italiana – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch 32 32 “Berna legge Dante” – discorso https://marinacarobbio.ch/2019/10/28/berna-legge-dante-discorso/ https://marinacarobbio.ch/2019/10/28/berna-legge-dante-discorso/#respond Mon, 28 Oct 2019 10:39:40 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4279 Sabato 26 ottobre ho partecipato all’evento “Berna legge Dante” organizzato dall’Ambasciata italiana in occasione della XIX Settimana della lingua italiana nel mondo. Ecco il saluto...

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Sabato 26 ottobre ho partecipato all’evento “Berna legge Dante” organizzato dall’Ambasciata italiana in occasione della XIX Settimana della lingua italiana nel mondo. Ecco il saluto iniziale che ho tenuto:

 

Egregio Signor Ambasciatore,
Gentili Signore, egregi Signori

Con grande piacere partecipo oggi a questo evento nell’ambito della “settimana della lingua italiana nel mondo”. “L’italiano sul palcoscenico” è il tema scelto quest’anno per la 19esima Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel mondo, un titolo che calza a pennello. È vero che l’italiano, dal profilo puramente numerico e di diffusione geografica nel mondo, è una lingua di nicchia. Ma è anche vero che l’italiano si presenta prima di tutto come una lingua di grande tradizione culturale, legata all’arte, alla musica, al turismo, alla letteratura – una lingua… da palcoscenico. L’italiano è inoltre più che una lingua. È una cultura, un modo di vivere, un’identità. È allo stesso tempo una colonna portante certamente dell’Italia, ma anche della Svizzera e di quei milioni di italiani che vivono sparsi nel mondo. L’italiano è ciò che ci accomuna pur trovandoci in diverse parti del mondo. Un bene comune da difendere e rafforzare per utilizzarlo in maniera consapevole in modo da percepire gli effetti che l’utilizzo della lingua ha sugli altri e nella società odierna.

 

Uno degli elementi principali per il mantenimento dell’identità di un Paese è appunto la lingua. In un paese come Svizzera questo sembra di primo acchito un problema, con il rischio che si creino delle divisioni tra le varie regioni linguistiche. In particolare pensando alla distribuzione numerica iniqua delle lingue ufficiali, con il tedesco indicato quale lingua principale dal 63% della popolazione residente, il francese dal 23% e l’italiano unicamente dal 8%. A ciò si aggiunge anche la frammentazione territoriale dell’italiano, con la metà degli italofoni concentrati nella cosiddetta Svizzera italiana – il Cantone Ticino e parte del Canton Grigioni -, e l’altra metà sparpagliati su tutto il territorio nazionale.

Nonostante questa situazione particolare, o forse proprio grazie a questa situazione, penso che sia la coesione tra i diversi idiomi e culture che faccia la forza del nostro paese. Infatti l’italiano non è solo una lingua, ma una cultura a sé e allo stesso tempo una colonna portante della cultura svizzera. Ognuna delle tre lingue ufficiali elvetiche ha la sua identità e le sue tradizioni, ma è la loro somma che fa la Svizzera. A prescindere dal numero di persone che lo parlano quotidianamente, l’italiano ha quindi la medesima importanza del tedesco e del francese nel definire la Svizzera, la sua cultura e la sua coesione.

Ne risulta che il plurilinguismo e la protezione delle minoranze culturali e linguistiche sono, accanto alla democrazia diretta e al federalismo, fattori centrali dell’identità nazionale. Sono state proprie queste riflessioni ad avermi spinto a voler condurre i dibattiti parlamentari durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale in italiano, scegliendo l’italianità e il plurilinguismo quali tematiche centrali a questo mio anno presidenziale. Ora, dopo 4 sessioni ordinarie e una sessione straordinaria, posso trarre un primo bilancio positivo. Come ho già avuto modo di dire non voleva trattarsi di una scelta meramente simbolica; ma una che produce dei cambiamenti che dureranno nel tempo. Penso che questo sia il caso. Negli ultimi mesi è capitato più volte che mie colleghe e colleghi del Consiglio nazionale, così come collaboratrici e collaboratori dei Servizi del Parlamento, persone non italofone di madrelingua, si sforzassero a dire non solo qualche parola in italiano, ma anche a partecipare a riunioni condotte in italiano. Sentire l’italiano tra i corridoi di Palazzo federale, così come il fatto che diverse cittadine e cittadini mi hanno contattato per questioni inerenti alla lingua italiana in Svizzera o semplicemente per esprimermi il loro sostegno, mi riempie di gioia e speranza per il futuro della nostra lingua e cultura.

 

Come detto sono pure convinta che gli sforzi e il lavoro fatti dai Servizi del Parlamento per promuovere la lingua italiana non si arresteranno al termine della mia presidenza, perché si sono compiuti dei cambiamenti che dureranno nel tempo. Penso al rafforzamento dei corsi di lingue o a nuovi documenti per il lavoro parlamentare tradotti in italiano, novità di questa legislatura. E penso soprattutto a quanto è accaduto nell’aula del Parlamento stesso: durante i primi tre anni di questa legislatura, la media degli interventi in italiano nelle due camere non sorpassava quasi mai l’1 per cento del tempo di parola. Dal dicembre 2018 la parte di interventi in italiano è più che raddoppiata, raggiungendo ora il 2.5% di tutti i discorsi. In altre parole, su un centinaio di ore di tempo netto di dibattito, sotto la cupola federale abbiamo parlato almeno due o tre ore in italiano durante ogni sessione. Un record.

Spero così di aver aumentato a consapevolezza che la diversità, anche quella linguistica e culturale, è una ricchezza e che rispettare le minoranze passa anche attraverso il riconoscimento delle lingue minoritarie, garante di partecipazione democratica.

 

Gentili Signore, egregi Signori,

Nel 2021 ricorre il 700° anniversario della morte di Dante Alighieri e le celebrazioni si sono però già lentamente avviate – e non solo in Italia. Per questa prestigiosa occasione è stato lanciato dal «Corriere della Sera» il progetto di istituire una giornata dedicata al sommo poeta: penso che dedicare un giorno fisso a Dante e costruirci intorno iniziative mirate sia un modo efficace per dare slancio all’italiano nel mondo e anche nella Confederazione. Dante non è infatti solo una figura di indubbia importanza nella letteratura – la sua “Divina Commedia” viene considerata giustamente come la più grande opera della letteratura italiana -, ma è pure possibile affermare che Dante abbia creato lui stesso l’italiano letterario, in quanto fu il primo a usarlo in modo così ricco e ampio. “Berna legge Dante” si chiama l’evento di questa sera. Sì, ma anche l’Italia legge Dante, così come la Svizzera italiana e decine di migliaia di persone in tutto il mondo. Dante è una figura conosciuta e stimata a livello mondiale, e istaurare un “DanteDi” sarebbe quindi un giusto riconoscimento a ciò.

Dopo che il Presidente del Film Festival di Locarno, il Signor Solari, ha lanciato l’idea, ho sostenuto con entusiasmo la possibilità di realizzare anche un “DanteDi” in Svizzera, per dare la meritata visibilità all’italiano anche nel nostro Paese. Con piacere vedo che sempre più enti e istituti universitari sostengono l’idea: spero quindi proprio che possa realizzarsi. Simili iniziative mi permettono di guardare con speranza verso il futuro. Grazie per l’attenzione e viva l’italiano!

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Apertura Film Festival dei diritti umani https://marinacarobbio.ch/2019/10/10/apertura-film-festival-dei-diritti-umani/ https://marinacarobbio.ch/2019/10/10/apertura-film-festival-dei-diritti-umani/#respond Thu, 10 Oct 2019 07:44:46 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4244 Gentili signore ed egregi signori Care amiche e cari amici   Grazie mille per l’invito ad essere qui oggi ad inaugurare la sesta edizione del...

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Gentili signore ed egregi signori

Care amiche e cari amici

 

Grazie mille per l’invito ad essere qui oggi ad inaugurare la sesta edizione del Film Festival dei Diritti Umani, una ricorrenza ormai tradizionale nel panorama culturale del nostro Cantone, ma molto importante sia per il tema che per la varietà dei film offerti. E anche per il fatto che coinvolgete i giovani e le scuole. Più di 2000 giovani seguono il festival: un importante strumento per discutere di diritti umani.

Diritti umani – ma cosa sono alla fine questi diritti umani? La definizione classica, giuridica, quasi un po’ fredda è la seguente: Per diritti umani si intendono quei diritti riconosciuti all’individuo semplicemente in base alla sua appartenenza al genere umano. Nonostante l’idea di diritti umani risalga a tempi antichi, il concetto moderno è emerso soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale hanno reso necessaria la creazione di uno strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo senza distinzione «di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione», come cita l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Dichiarazione nella quale si possono individuare quattro fondamentali pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza. La dignità protegge i valori condivisi da tutti gli individui indipendentemente dalle differenze di religione, etnia o sesso. La libertà si riferisce ai diritti legati alla libertà individuale ed alla sicurezza personale. L’uguaglianza è intesa a garantire la partecipazione politica e pubblica di tutti gli individui. La fratellanza, infine, si riferisce ai diritti economici, sociali e culturali.

Uno di questi pilastri – quello dell’uguaglianza che cerca di promuovere la partecipazione politica e sociale di tutti gli individui -, è stato anche un pilastro fondamentale nella mia Presidenza del Consiglio nazionale. Viviamo in un’epoca storica in un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – per dividere le persone in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”. Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a queste discriminazioni, violenze e odio; ma dobbiamo valorizzare la solidarietà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco in tutti i momenti della quotidianità. Penso che ognuno di noi possa e debba fare il suo contributo contro questa evoluzione negativa. È stata proprio questa riflessione a voler concentrare la mia Presidenza su due temi che reputo molto importanti, legati come dicevo all’idea dell’uguaglianza e della partecipazione di tutte e tutti alla vita pubblica.

Il primo tema è legato alla sottorappresentanza delle donne in politica. Problematiche che conosciamo bene il Ticino: zero donne in Consiglio di Stato e circa 30% in Gran Consiglio. Ma anche a livello federale la situazione non è rosea: Attualmente infatti, in Consiglio nazionale le donne sono meno del 32 per cento; mentre agli Stati la percentuale scende al 13. E potrebbe scendere ancora in considerazione della rinuncia di diverse parlamentari a ripresentarsi. Purtroppo quello della sottorappresentanza è solo uno degli ambiti in cui una parità effettiva non è ancora raggiunta – disparità salariale, discriminazioni di genere, violenza domestica… la lista potrebbe continuare a lungo. Penso che fintantoché le donne siano sottoraprresentante in politica e quindi le decisioni vengono fatte principalmente da uomini, sarà difficile fare dei passi in avanti per combattere le disuguaglianze di genere in tutti gli ambiti. Per questo ho voluto lanciare, in collaborazione con i Servizi del Parlamento, il sito web “donnepolitiche”, che dia visibilità alle lotte femministe del passato e del presente, e soprattutto che dia alle giovani donne dei modelli da seguire, ai quali ispirarsi e per darsi coraggio secondo il ragionamento “se lei ce la l’ha fatta posso farcela anche io”. Perché non è una democrazia se il 50% della popolazione non riesce a far sentire la propria voce!

Il secondo tema che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale è legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, sfruttando la visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri. Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati. Anche da noi i diritti umani vengono messi in discussione.

 

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho avuto pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali – Ruanda, Mozambico, Mongolia solo per citarne alcuni. Parlando con le persone del posto ho spesso sentito che la Svizzera è non solo un partner interessante e affidabile, bensì anche riconosciuta come un attore importante sullo scacchiere internazionale, in particolare nell’ambito della cooperazione internazionale. Ho potuto visitare progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi, toccando per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera, in quanto un importante strumento per diminuire le disuguaglianze, per garantire stabilità politica e una vita dignitosa a tutte le persone, indipendentemente da dove esse siano nate o vivano. Uno strumento che permette di rafforzare i diritti umani.

Questa mattina con 400 giovani avete visto il film “Rwanda”, che tratta del genocidio ruandese. Come dicevo ho avuto l’occasione di visitare il Ruanda in occasione della commemorazione del genocidio 25 anni dopo. È importante conoscere quanto successo allora, per evitare che orrori simili abbiano a ripetersi. Guerre e violazioni dei diritti umani che purtroppo sono ancora realtà. Come purtroppo mostra quanto accade oggi.

Concludo con una citazione simbolica, legata alla pellicola “La cordillera de los sueños” che guarderemo stasera. Una citazione che ho scelto non solo perché l’autore viene dallo stesso paese del regista Patricio Guzmán, ma perchè entrambi affrontano – con la telecamera o le parole – il legame tra sogni futuri e tragico passato. L’autore, alcuni di voi l’avranno già capito, è Luis Sepúlveda e la citazione l’ho presa dal suo libro “Il potere dei sogni”:

“Credo che non ci sia sogno più bello di un mondo dove il pilastro fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà, un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza. I miei sogni sono irrinunciabili; sono ostinati, testardi, resistenti, e si antepongono all’orrore dell’incubo dittatoriale La difesa di questi sogni è legata alla vecchia querelle fra il bello e il sublime, fra il bene e il male nel senso più pieno e profondo. Sicuramente esistono individui che temono i sogni, i sognatori e la capacità di sognare, ma i sogni e i sognatori sono una presenza inestirpabile”. Fine della citazione.

 

Grazie per l’attenzione e continuiamo a credere assieme nei nostri sogni di un mondo diverso fino a trasformarli in realtà.

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Discorso di fine legislatura https://marinacarobbio.ch/2019/09/27/discorso-di-fine-legislatura/ https://marinacarobbio.ch/2019/09/27/discorso-di-fine-legislatura/#comments Fri, 27 Sep 2019 14:23:15 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4208 Care colleghe, cari colleghi, Sono passati dieci mesi da quando mi avete concesso l’onore di presiedere questo consesso e mi restano poco più di due...

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Care colleghe, cari colleghi,

Sono passati dieci mesi da quando mi avete concesso l’onore di presiedere questo consesso e mi restano poco più di due mesi per terminare il mio mandato di Presidente. Anzitutto vi ringrazio per la collaborazione, importante soprattutto quando i dibattiti e le discussioni vertevano su temi controversi o ricchi di emozioni.

 

Nel mio discorso di insediamento avevo messo l’accento sulla diversità linguistica e culturale quale valore. Uno degli elementi principali per il mantenimento dell’identità di una nazione è appunto la lingua. Di primo acchito questo può sembrare un problema in Svizzera, si può forse temere che si creino delle divisioni tra le varie regioni linguistiche. Eppure, nonostante questa situazione particolare, o forse proprio grazie a questa situazione, è la coesione tra i diversi idiomi e culture che fa la forza del nostro paese. Ognuna delle lingue nazionali elvetiche ha la sua identità e le sue tradizioni, ma è la loro somma che fa la Svizzera. Ne risulta che il plurilinguismo e la protezione delle minoranze linguistiche e culturali sono, accanto alla democrazia diretta e al federalismo, fattori centrali dell’identità nazionale.

 

L’abbiamo visto ieri con la giornata dedicata al plurilinguismo e il segnale che avete dato parlando in una lingua diversa dalla vostra lingua madre. L’ho fatto anch’io conducendo i dibattiti del Consiglio nazionale interamente in italiano. Infatti l’italiano non è solo una lingua, ma una cultura a sé e allo stesso tempo una colonna portante della Svizzera. Ho potuto in tal modo, non solo dare il giusto riconoscimento alla lingua e alla cultura italiana anche a livello istituzionale, ma anche scoprire che siete in molti a parlare o capire la lingua di Dante.

 

Sono convinta che i vostri sforzi e il lavoro fatti dai Servizi del Parlamento per promuovere la lingua italiana non si arresteranno al termine della mia presidenza, perché abbiamo compiuto dei cambiamenti che dureranno nel tempo. Penso al rafforzamento dei corsi di lingue o ai paragrammi in italiano, novità di questa legislatura. E penso soprattutto a quanto è accaduto in quest’aula: durante i primi tre anni di questa legislatura, la media degli interventi in italiano nelle due camere non sorpassava quasi mai l’1 per cento del tempo di parola. Dal dicembre 2018 la parte di interventi in italiano è più che raddoppiata, raggiungendo ora il 2.5% di tutti i discorsi. In altre parole, su un centinaio di ore di tempo netto di dibattito, sotto la cupola federale abbiamo parlato almeno due o tre ore in italiano durante ogni sessione. Un record.

 

Così come abbiamo un record non solo di candidature complessive alle prossime elezioni federali, ma soprattutto di candidature femminili. Una presenza trasversale ai partiti, presupposto indispensabile ma da solo non sufficiente per rafforzare la presenza delle donne nelle due camere legislative. Le donne vanno candidate ed elette, non per una ragione fine a se stessa, ma perché la democrazia svizzera deve rappresentare equamente tutta la popolazione, ossia le donne e gli uomini.

 

In questi mesi ho incontrato molte cittadine e cittadini fieri delle nostre istituzioni. Ho anche avuto modo di visitare altri paesi, per i quali la Svizzera è non solo un partner interessante e affidabile, bensì è anche riconosciuta come un attore importante sullo scacchiere internazionale, in particolare nell’ambito della cooperazione internazionale, ruolo che dovrà continuare ad avere anche in futuro.

Ho potuto seguirvi dall’alto di questa sedia; ho potuto conoscervi meglio e soprattutto ho potuto rafforzare i rapporti e i legami che ho con molti di voi. Dal mio insediamento, abbiamo trascorso ben 229.55 ore – alle quali bisogna ancora aggiungere l’attuale sessione in corso – assieme in quest’aula. Per un totale di 1154 ore sull’arco di tutta legislatura. Ore alle quali si aggiungono quelle di riunioni di commissione, dei gruppi parlamentari oppure ancora di altre riunioni legate al nostro mandato parlamentare.

 

Tempo sottratto alla professione e in particolare agli affetti. Ma anche tempo che voi avete dedicato con passione alla cosa pubblica, che significa impegno per trovare delle soluzioni il più possibile condivise ai problemi del nostro Paese. Che vuol dire però anche portare rispetto nell’esercizio della carica e durante il confronto politico, nell’interesse delle istituzioni e quindi a tutela del bene comune.

 

Ces 1154  heures de sessions correspondent aussi à plus de 10 000 pages du bulletin officiel, dans lequel les débats sont retranscrits avec précision par les procès-verbalistes du Parlement. Durant ces quelques mois, j’ai eu l’occasion de faire plus ample connaissance avec une grande partie des personnes qui travaillent avec discrétion et fiabilité au sein des Services du Parlement. Des collaborateurs qui nous apportent, à nous tous, une aide précieuse dans l’accomplissement du mandat qui nous a été confié par le peuple, et dont le travail est indispensable pour le bon fonctionnement des institutions. Bien que la législature ne soit pas encore terminée – ni pour nous, ni pour eux –, je tiens d’ores et déjà à remercier les secrétaires des commissions, les procès-verbalistes, les huissiers, le personnel de sécurité, les employés du service du protocole, le personnel de nettoyage, les stagiaires, les collaborateurs du Café Vallotton et de la Galerie des Alpes, les traducteurs et les interprètes. Ma gratitude va aussi aux services des relations internationales, de la communication, de l’infrastructure, de l’informatique, de la bibliothèque, des ressources humaines et des finances du Parlement. Je remercie également les personnes engagées au sein du réseau Femmes des Services du Parlement, avec lesquelles j’ai créé et développé la page « Femmes politiques » et d’autres initiatives, ainsi que Mesdames Gilda Puca et Laura Riget, sans lesquelles j’aurais difficilement pu gérer mon agenda et tout le reste.

 

Ausserdem möchte ich dem Sekretär des Nationalrates, Pierre-Hervé Freléchoz, und seiner Stellvertreterin Annina Jegher meinen besonderen Dank aussprechen – für ihre grosse Unterstützung vor, während und nach den Plenarsitzungen, aber auch für ihre Verfügbarkeit und ihre präzise Arbeit. Ein grosses Dankeschön auch an Botschafter Claudio Fischer und sein Team für die Unterstützung in internationalen Belangen. Im Weiteren möchte ich dem Generalsekretär der Bundesversammlung, Philippe Schwab, herzlich danken. Er war jederzeit für mich da und zeichnet sich durch seine Professionalität und seine umfassenden Kenntnisse des parlamentarischen Systems der Schweiz aus, wodurch er für mich, aber auch für Sie, eine grosse Stütze war.

 

Zu guter Letzt gebührt Vizepräsidentin Isabelle Moret und Vizepräsident Heinz Brand mein Dank dafür, dass sie teils schwierige Beschlüsse mit mir getragen haben. Ich wünsche ihnen viel Erfolg für ihre künftige Tätigkeit als Präsidentin bzw. Präsident.

 

Care colleghe, cari colleghi,

Concludo parafrasando il preambolo della nostra Costituzione, che reputo rispecchiare molto bene il mio anno presidenziale e gli accenti che ho voluto porre: “Il popolo svizzero e i Cantoni sono determinati a vivere la loro molteplicità nell’unità, nella considerazione e nel rispetto reciproci ; coscienti delle acquisizioni comuni nonché delle loro responsabilità verso le generazioni future ; Consci che libero è soltanto chi usa della sua libertà e che la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”.

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Giornata plurilinguismo – Intervento in Consiglio nazionale https://marinacarobbio.ch/2019/09/26/giornata-plurilinguismo-intervento-in-consiglio-nazionale/ https://marinacarobbio.ch/2019/09/26/giornata-plurilinguismo-intervento-in-consiglio-nazionale/#respond Thu, 26 Sep 2019 14:29:30 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4206 Geschätzte Kolleginnen und Kollegen   Sie haben richtig gehört – auf Deutsch. Et en français : chers collègues. Heute rede ich nicht Italienisch wie sonst immer,...

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Geschätzte Kolleginnen und Kollegen

 

Sie haben richtig gehört – auf Deutsch. Et en français : chers collègues. Heute rede ich nicht Italienisch wie sonst immer, denn heute ist ein besonderer Tag: aujourd’hui les germanophones deviendront latins ! Und die französisch- und italienischsprachigen Ratsmitglieder schlüpfen im Gegenzug in die Haut ihrer deutschsprachigen Kolleginnen und Kollegen. Denn heute ist Mehrsprachigkeitstag. Ich begrüsse diesen Anlass und freue mich, heute vermehrt die Minderheitssprachen Französisch, Italienisch oder Rätoromanisch zu hören. Und ich danke Helvetia Latina, sowie Mehrsprachigkeit CH, Lia Rumantscha und Intergruppo parlamentare Italianità ganz besonders für ihre Initiative.

J’espère que vous profiterez de cette occasion. Il est vrai que, par rapport à d’autres lieux de travail et de rencontre, le Palais fédéral est un endroit où l’on a l’habitude d’entendre plusieurs langues, de tenir des réunions à moitié en allemand et à moitié en français ou encore d’assister à des discours en français émaillés de termes techniques allemands – et vice versa. La différence, c’est qu’aujourd’hui, nous allons parler une autre langue officielle, en pleine conscience et plus radicalement. Nous résisterons vaillamment à la tentation de parler l’allemand pour nous assurer d’être compris-e-s par la majorité au sein des conseils et de l’administration. Faisant fi de toute préoccupation utilitaire, nous observerons notre propre comportement et celui des autres. Et remarquerons peut-être que nous ne disons pas les choses de la même manière et, surtout, que nous ne disons pas les mêmes choses dans les langues partenaires.

Es ist nicht immer einfach, seine Ideen und Überzeugungen in einer fremden Sprache auszudrücken und zu verteidigen – selbst wenn es eine Landessprache ist. Daher ermuntere ich Sie, all jenen Rednerinnen und Rednern heute besonders aufmerksam zuzuhören und zu applaudieren, die einen Effort leisten, um sich in einer anderen als ihrer Muttersprache zu äussern.

Nun mögen Sie einwenden, dass dies für die mehrsprachigen Kolleginnen und Kollegen ein Leichtes ist. Doch wenn Sie tatsächlich denken, dass man mehrere Sprachen mit Leichtigkeit erlernt, dass einem Zweisprachigkeit in die Wiege gelegt wird, man Sprachen einmal lernt und nie mehr vergisst – so wie das Velo fahren – dann muss ich Sie enttäuschen. Denn um das Niveau einer zweiten oder dritten Sprache hoch zu halten, braucht es eine gehörige Portion Beharrlichkeit und ein grosses Mass an Sensibilität. Zudem muss man die eigene Komfortzone verlassen und jede Gelegenheit nutzen, die Sprache zu sprechen.

Ich gratuliere allen mehrsprachigen Ratsmitgliedern zu Ihrer Hartnäckigkeit und ihrer Neugier. Die Räte und die Bundesverwaltung sind Vorzeigebeispiele, wenn es darum geht, Sprachgrenzen zu überwinden und Brücken zwischen der rätoromanischen, italienischen, französischen und deutschen Schweiz zu schlagen.

La Confédération compte quatre langues nationales et on a bien fait de nommer cette initiative « Journée du plurilinguisme » et non « Journée du bilinguisme ». Sans compter que nous sommes nombreuses et nombreux à avoir reçu d’autres langues en héritage de nos familles ou des pays où nous avons vécu.

Terre d’immigration depuis des temps immémoriaux, la Suisse parle les langues du monde et j’encourage chacune et chacun à chérir et à vitaliser ce patrimoine précieux. Car chaque langue est une merveille, une façon de voir le monde.

Heute ist der vorletzte Tag in dem ich als Nationalratspräsidentin die Session leite; Nationalratspräsidium das ich der Mehrsprachigkeit gewidmet habe. Es ist mir daher eine grosse Freude, dieses Jahr mit dem Tag der Mehrsprachigkeit zu beenden, einem Tag, der von Helvetia Latina, Mehrsprachigkeit CH, Lia Rumantscha und Intergruppo parlamentare Italianità ins Leben gerufen wurde.

Vielen Dank für Ihre Aufmerksamkeit.

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Simposio DJO – Futuro animazione socioculturale per bambini e ragazzi https://marinacarobbio.ch/2019/09/09/simposio-djo-futuro-animazione-socioculturale-per-bambini-e-ragazzi/ https://marinacarobbio.ch/2019/09/09/simposio-djo-futuro-animazione-socioculturale-per-bambini-e-ragazzi/#respond Mon, 09 Sep 2019 17:24:13 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4156 Gentile Presidente Müller Gentili Signore, egregi signori È un onore poter essere qui oggi a portare un saluto a nome del Parlamento svizzero a questo...

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Gentile Presidente Müller
Gentili Signore, egregi signori

È un onore poter essere qui oggi a portare un saluto a nome del Parlamento svizzero a questo simposio sul futuro dell’animazione socioculturale per l’infanzia e la gioventù. L’animazione socioculturale è un attore importante nell’ambito dell’educazione extrascolastica e svolge un ruolo centrale per una società inclusiva di tutte le sue componenti, promuovendo l’autonomia e la partecipazione delle bambine, dei bambini e dei giovani.

La politica dell’infanzia e della gioventù in Svizzera è principalmente di competenza dei Cantoni e dei Comuni.  A livello federale fa stato la legge sulla promozione delle attività extrascolastiche. Ricordo con piacere quando, giovane eletta nel parlamento cantonale ad inizio degli anni novanta, mi occupai della Legge sul sostegno e il coordinamento delle attività giovanili, la cosiddetta “legge giovani” del Canton Ticino. Da allora Cantoni e comuni ne hanno fatto di strada in questo ambito , eppure manca ancora una base giuridica federale che obblighi i cantoni e i comuni a proporre  attività di animazione socioculturale dell’infanzia e della gio­ventù.

 

Anche sulla base della mia esperienza personale, reputo molto importante portare avanti dei progetti in ambito di animazione socioculturale per i bambini e i giovani: ho sempre iscritti i miei figli Matteo e Laura a colonie e varie tipi di attività d’animazione. Un’esperienza che è rimasta loro positivamente impressa, tant’è che attorno ai 14 anni hanno iniziato entrambi a fare gli aiuti-monitori in una colonia integrata con persone con disabilità. Passare le giornate, accompagnati da esperti del settore, con persone con disabilità fisiche e/o mentali ha permesso loro di maturare, di riconoscere l’importanza delle diversità e di rendersi conto dei privilegi che prima davano per scontati.

 

Mit grosser Freude habe ich gelesen, dass Sie mit Ihrem Symposium den Austausch unter den Regionen unseres Landes fördern wollen, indem die Gemeinsamkeiten und die Unterschiede der soziokulturellen Animation für Kinder und Jugendliche in den verschiedenen Sprachregionen herausgearbeitet werden.

Die Mehrsprachigkeit und die Vielfalt sind wichtige Themen, die ich auch im Laufe meiner Amtszeit als Nationalratspräsidentin immer wieder zur Sprache gebracht habe. Wir alle sind Schweizerinnen und Schweizer, leben im selben Land und fühlen uns diesem verbunden. Und doch sprechen wir verschiedene Sprachen, haben unterschiedliche kulturelle Bezugspunkte und sind zum Teil geografisch voneinander getrennt.

Die Beziehung zwischen nationalem Zusammenhalt und Mehrsprachigkeit ist komplex und in stetem Wandel – und manchmal bekommt diese Beziehung Risse. Als Tessinerin ist mir das nur allzu bewusst: In den vergangenen zehn Jahren ist die Distanz zwischen dem italienischsprachigen Teil des Landes, namentlich dem Tessin, und dem Rest der Schweiz grösser geworden. Angesichts dieser Entwicklung ist es umso wichtiger, durch die Förderung des persönlichen Austauschs und der Mehrsprachigkeit die verschiedenen Landesteile wieder näher zusammenzubringen. Denn der sprachliche und kulturelle Reichtum der Schweiz, ihre Vielfalt im Allgemeinen, ist unser grösster Schatz. Ein Schatz, den es zu behüten und wertzuschätzen gilt. Ich danke Ihnen für ihre Bemühungen und  für den Projekt „Sprachregionen“ wollen sie eine Basis für ein gemeinsames Verständnis und eine verstärkte Zusammenarbeit entwickeln.

 

Cette promotion des échanges et de la diversité culturelle et linguistique ne doit pas se limiter au domaine politique, mais englober tous les domaines de notre société. Je salue donc vivement votre décision de réunir, à l’occasion de ce congrès, des professionnels de l’animation socioculturelle provenant de toutes les régions linguistiques de notre pays.

Selon moi, nous pouvons toutes et tous apprendre quelque chose d’une personne qui ne parle pas la même langue que nous, qui ne partage pas la même culture ou qui a un parcours de vie différent du nôtre. En tant que politicienne j’écouterai avec un grand intérêt les résultats de la première enquête nationale sur l’animation socioculturelle avec des enfants et des jeunes et les défis et chances pour l’animation socioculturelle avec des enfants et des jeunes en Suisse.

 

Mesdames, Messieurs,

Au nom de tous mes collègues du Parlement suisse, je remercie chaleureusement les organisateurs de ce congrès, et je tiens aussi tout particulièrement à remercier chacun d’entre vous pour l’important travail que vous accomplissez tout au long de l’année aux côtés des enfants et des jeunes. Ces enfants et ces jeunes sont le futur de notre pays et grâce à vos activités, vous les aidez à devenir des adultes responsables, capables d’affronter les défis que leur réservera leur vie d’adulte.

Grazie.

L'articolo Simposio DJO – Futuro animazione socioculturale per bambini e ragazzi proviene da Marina Carobbio Guscetti.

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Festa 20 anni IOSI – intervento https://marinacarobbio.ch/2019/09/06/festa-20-anni-iosi-intervento/ https://marinacarobbio.ch/2019/09/06/festa-20-anni-iosi-intervento/#respond Fri, 06 Sep 2019 08:30:17 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4145 L’istituto oncologico della Svizzera italiana compie 20 anni: un’eccellenza da salvaguardare! Ai festeggiamenti ho tenuto un intervento intitolato “Le sfide del sistema sanitario svizzero”.  Trovi...

L'articolo Festa 20 anni IOSI – intervento proviene da Marina Carobbio Guscetti.

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L’istituto oncologico della Svizzera italiana compie 20 anni: un’eccellenza da salvaguardare! Ai festeggiamenti ho tenuto un intervento intitolato “Le sfide del sistema sanitario svizzero”. 

Trovi qui le slide. Buona lettura!

 

SLIDE 1

Egregio Direttore Bressan,

Egregi professori Ghielmini, Cavalli, Fei  e Crivelli

Gentile signora Willems-Cavalli

Gentili Signore, cordiali Signori

 

Non lo nascondo: è per me una grande emozione parlare in occasione dei 20 Anni dell’Istituto oncologico della Svizzera italiana. Tra il 1994 e il1998 ho lavorato in quello che allora era ancora il Servizio Oncologico Cantonale.

Ho conosciuto persone che hanno dato molto alla sanità ticinese e allo sviluppo dell’oncologia in Svizzera e nel mondo, a partire dal professor Cavalli che il servizio oncologico, ora diventato istituto, l’ha creato e al quale questa giornata è certamente anche un omaggio.

Ho lavorato a fianco a fianco con medici, infermiere ed infermieri e personale amministrativo che, oltre a svolgere il loro lavoro coscientemente e con grande dedizione, hanno creduto in un grande progetto: quello di avere in Ticino un cento di eccellenza in campo oncologico. Ho visto crescere l’oncologia in Ticino con centri specialistici ad essa strettamente legati, come la medicina palliativa altro settore nel quale il Ticino ha fatto da pioniere. Ho visto svilupparsi un settore infermieristico nel quale il personale di cura lavora alla pari di quello medico grazie anche alla lungimiranza di Yvonne Willems-Cavalli. In questo mondo diviso tra diagnosi, cura e ricerca, ho rafforzato l’idea che la medicina deve sapere coniugare la scienza con l’ascolto delle persone ammalate e dei loro famigliari.

Come medico, la politica sanitaria è sempre stata al centro del mio impegno politico e di conseguenza, anche durante quest’anno di Presidenza del Consiglio nazionale, sono spesso invitata a parlare a simposi ed eventi concernenti la sanità. Poter tornare ora a festeggiare questo importante traguardo e tenere un intervento è quindi un onore – grazie mille per l’invito.

 

Abbiamo un eccellente sistema sanitario che ci viene invidiato dal mondo intero. Istituti come lo IOSI sono il fiore all’occhiello di questa eccellenza, una struttura riconosciuta a livello internazionale con dei pionieri della medicina oncologica: i Professori Cavalli, Sessa, Ghielmini, Zucca e Pagani ; solo per ricordarne alcuni.

Il nostro sistema sanitario è però sotto pressione ed è necessario che la politica garantisca le condizioni quadro per mantenere e migliorare tale eccellenza, senza tuttavia mettere in discussione il principio della solidarietà tra gli assicurati e senza mettere in pericolo l’accessibilità universale, che va garantita indipendentemente dalle risorse finanziarie del singolo.

 

SLIDE 2

Da anni la questione dell’esplosione dei costi sanitari è in cima alle priorità dei cittadini e delle cittadine. Comprensibilmente, dato che sempre più famiglie – soprattutto del ceto medio – fanno fatica mese dopo mese a pagare i premi ai quali si aggiungono i cosiddetti “out of pocket costs”,

ossia i costi presi a carico direttamente dagli assicurati perché non coperti dall’assicurazione malattia, le franchigie e le partecipazione ai costi dell’assicurazione.

  • La diapositiva mostra l’aumento dei premi a livello svizzero negli ultimi 20 anni (in rosso nel grafico)
  • Allo stesso tempo, i salari e le pensioni sono aumentati solo leggermente (nero).
  • In Ticino l’evoluzione è la stessa: l’incidenza sul budget famigliare può sembrare leggermente più contenuta, se si tiene conto di un sistema di riduzione dei premi malattia abbastanza generoso rispetto alla media svizzera dei Cantoni; ma i salari sono decisamente inferiori rispetto al resto della Svizzera e purtroppo “compensano” negativamente quest’evoluzione, aumentando il peso dei premi. Anche da noi in Ticino la situazione deve quindi destare timori e necessita di risposte politiche.
  • Inoltre – sia in Ticino che negli altri Cantoni – anche i costi che sono sostenuti direttamente dall’assicurato sono aumentati notevolmente.

 

SLIDE 3

– Questa diapositiva mostra in blu scuro i costi a carico delle famiglie.

– Quasi la metà di loro sono i cosiddetti “out of pockets costs”. Quindi costi non coperti dall’assicurazione

 

Un’evoluzione che fa aumentare il rischio di un sistema sanitario a due velocità favorevole a chi può permettersi le cure e e meno accessiible a chi non può.

Si tratta di un rischio, come vedremo anche più avanti nel mio intervento, che tocca sempre più anche il campo dell’oncologia: il costo di alcuni farmaci per terapie oncologiche non è sempre coperto dalle assicurazioni, alcuni medicamenti nell’elenco delle specialità sono soggetti a limitazione. In molti casi si tratta di un sistema arbitrario che spesso dipende dalla buona volontà dei singoli assicuratori sanitari coinvolti.

Vorrei ricordare il caso ticinese che ha fatto – giustamente – scalpore un anno fa.

 

SLIDE 4

Sebbene la decisione iniziale della cassa malati di non rimborsare le cure al giovane affetto da un sarcoma fosse moralmente inacettabile, la cassa malati stava rispettando la legge. Il trattamento proposto dal medico curante non figura nell’elenco dei medicamenti coperti dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie e non è approvato da Swissmedic. Pertanto, l’assicurazione malattia la rimborsa solo se soddisfa determinati criteri, come ad esempio l’elevata prestazione terapeutica dimostrata. Per la cassa malati non ci sarebbe sufficiente letteratura sull’alto beneficio del trattamento per questo tipo di sarcoma: un beneficio elevato che difficilmente può essere dimostrato in pediatria, visto che ci sono solo pochi studi e – fortunamente – pochi casi. Eppure questa terapia è riconosciuta ed utiizzata all’estero

Negli ultimi tempi sono aumentati i casi in cui le casse malati si rifiutano di assumere i costi dei medicamenti per bambini e adolescenti malati di cancro. Ciò riguarda in particolare i cosiddetti medicamenti impiegati fuori indicazione (“off-label”) e i medicamenti autorizzati all’estero, ma non ancora in Svizzera.

A causa del loro esiguo numero, per i bambini malati di cancro vengono sviluppati e commercializzati solo pochi medicamenti specifici. Di conseguenza si ricorre spesso a medicamenti che di fatto sarebbero autorizzati solo per gli adulti e poiché in tal caso i farmaci sono impiegati fuori indicazione (“off-label”), talune casse malati non assumono i costi di tali medicamenti. Una situazione che mi ha spinto a presentare una proposta alla commissione della sicurezza sociale e della sanità, poi accettata dal parlamento,  alfine di chiarire le condizioni per le quali le casse malati si assumono i costi dei medicamenti per i bambini malati di cancro e trovare delle soluzioni per il rimborso dei costi dei medicamenti autorizzati all’estero, ma non ancora in Svizzera e quindi  prevenire le disparità di trattamento per quanto concerne l’assunzione dei costi dei medicamenti impiegati fuori indicazione.

Esempi di arbitrarietà, tra chi può e chi non può permetersi certe cure che tocca anche altri ambiti sanitari, comprese alcune cure oncologiche per pazienti adulti.

 

L’aumento dei costi da una parte, l’accessibilità e il riconoscimento delle terapie dall’altra, sono, a mio avviso,  due ambiti prioritari accanto al contenimento dell’evoluzione dei costi sanitari, in cui la politica e tutti gli attori coinvolti devono intervenire, per evitare che il principio di universalità e di solidarietà nell’acceso alle cure mediche siano messi in discussione.

Da un alto quindi dobbiamo agire sul finanziamento dell’assicurazione malattia: in altre parole,  intervenire sull’onere dei premi e delle spese sanitarie per le famiglie.

 

SLIDE 5

  • Aumenti del carico dei premi sul reddito disponibile: nero 2010, rosso 2014
  • Particolarmente problematico per le famiglie del ceto medio. Fino al 20%.
  • Grandi differenze cantonali nel campo della RIPAM. Ecco perchè aumentano le richieste di limitare l’incidenza dei premi sul reddito disponibile, non da ultimo anche con un’inizaitva popolare lanciata dal mio partito per metere un limite del 10% ai oremi cassa malati.

 

SLIDE 6

Finanziamento ed equità nell’accesso alle cure passano però anche attraverso misure che pemettano di contenere l’evoluzione dei costi sanitari, aumento non può essere giusitificato unicamente con l’evoluzione demografica e il progresso tecnologico.

In ottobre 2018 ha avuto luogo ad Astana, in Kazakistan, la Conferenza globale sull’assistenza sanitaria primaria con lo scopo di raggiungere la copertura sanitaria universale e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. La conferenza rilancia giustamente il dibattito sulla necessità di investire nelle cure di base. Se evidentemente l’accesso alle cure per un serio problema nei paesi più poveri, non possiamo non considerare questa necessità anche in Svizzera. Il diritto alla salute per tutti passa infatti da un rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici, da cure sanitarie di qualità e da un rafforzamento delle cure sanitarie di base. Ciò significa anche rafforzare la medicina di famiglia e le cure infermieristiche.

 

Considerato l’andamento demografico della popolazione svizzera– nei prossimi 30 anni il numero degli over 65 crescerà di un milione! – in futuro, ci sarà un notevole aumento del fabbisogno di cure. Evoluzione che è resa ancor più acuta dall’ aumento delle malattie croniche e dalla necessità di garantire cure a domicilio per pazienti anziani, persone con malattie di lunga durata o nell’ambito delle cure palliative. Per rispondere in maniera adeguata a queste sfide è necessario rafforzare l’interprofessionalità e la presa a carico coordinata tra i vari professionisti delle cure sanitarie. E’ quanto chiede l’iniziativa popolare “per cure infermieristiche forti“, attualmente al vaglio del parlamento federale che sta elaborando un controprogetto . Ed è stata proprio la mia esperienza di medico assistente presso il Servizio oncologico cantonale alla fine degli anni novanta che ha rafforzato la mia convinzione che solo integrando e mettendo sulle stesse piano le diverse figure professionali potremo migliorare la qualità delle cure, contribuendo anche a limitare le cure non necessarie ma molto costose.

 

SLIDE 7

La Svizzera è un paese federalista e questo aspetto svolge un ruolo importante anche nella politica sanitaria: sia i Cantoni che la Confederazione devono sfruttare appieno il loro margine di manovra e attuare misure volte a garantire la qualità e l’accessibilità del nostro sistema sanitario.

 

  • Nel settore stazionario, i Cantoni dispongono dello strumento della pianificazione ospedaliera, che consente loro di definire i mandati degli ospedali e chi si occupa nel dettaglio di quali attività.
  • Una pianificazione è necessaria anche nel settore ambulatoriale. Un passo in questa direzione è la regolazione dell’ammissione dei medici a carico dell’assicurazione malattia. Tema di stretta attualità, che sarà discusso al Consiglio nazionale nella sessione di settembre.
  • Nella sanità i profitti che se ne possono trarre sono sempre più consistenti. Diciamocelo: il settore sanitario sta diventando sempre più un mercato redditizio che attrae investitori orientati al profitto che non hanno nulla a che fare con il sistema sanitario, ma che vogliono trarne il massimo guadagno possibile.

Accade in ambito ambulatoriale con il proliferare di offerte, succede nel settore stazionario con una costosa e in parte incontrollata “corsa agli armamenti”, metaforica nel settore ospedaliero, che contribuisce ad aumentare i costi e quindi i premi dell’assicurazione malattia.

Infatti, uno degli obiettivi della legge sul finanziamento ospedaliero era di agire tramite la concorrenza per distribuire in maniera più efficace i servizi ospedalieri. Di fatto però l’aumento della concorrenza genera una spirale di crescenti investimenti infrastrutturali e tecnologici, non sempre necessari, che contribuiscono a un aumento dei costi. Secondo un recente studio del Credit Suisse nei prossimi due decenni i nosocomi elvetici vogliono investire 16 miliardi di franchi nelle loro infrastrutture. Una ragione è certamente da ricercare nell’infrastruttura vetusta che necessita di essere rinnovata. Contemporaneamente però l’accresciuta concorrenza spinge gli ospedali ad aumentare la loro attrattività investendo sulle infrastrutture e sull’offerta tecnologica. Il finanziamento degli investimenti è garantito dagli introiti correnti, derivanti soprattutto dagli importi forfettari. Ciò può portare a una distorsione del sistema che favorisce degenze ospedaliere non sempre necessarie e investimenti per attirare più pazienti. Alcuni ospedali perseguono una strategia di crescita che a lungo termine non può funzionare per tutti, creare delle sovraccapacità e anche problemi di solvibilità per alcune strutture.

 

Alla fine del 2016, il Dipartimento federale degli interni ha nominato un gruppo di 14 esperti provenienti da Germania, Francia, Paesi Bassi e Svizzera con una formazione medica ed economica nel campo della ricerca e dell’amministrazione. Il loro compito era quello di valutare l’esperienza nazionale e internazionale nel controllo della crescita dei costi e di proporre misure di riduzione degli stessi, che potessero essere attuate il più rapidamente possibile per alleviare l’onere dell’assicurazione malattia obbligatoria. Ne sono scaturite 38 misure, che vanno da obiettivi di crescita AOMS, alla promozione di tariffe forfettarie nel settore ambulatoriale, dai riduzione dei costi die medicamenti alla pianificazione regionale dell’assistenza ospedaliera. Un primo pacchetto di misure è stato varato dl governo nelle scorse settimane e sarà trattato dal parlamento da qui al 2020 e prevede la possibilità di progetti pilota ad esempi per limitare la libera scelta del medico, l’istituzione di un’organizzazione nazionale tariffale e l’introduzione di un prezzo di riferimento per i farmaci generici. Piccoli passi, ai quali devono seguirne altri per agire con efficacia sui costi. A partire da quelli dei medicamenti.

 

SLIDE 8

A fine dicembre 2018, Helsana ha pubblicato il suo quinto rapporto sull’andamento dei prezzi dei farmaci. Non sorprende che anche lo scorso anno il costo dei medicamenti è nuovamente aumentato di mezzo miliardo di franchi svizzeri. Nel 2017 gli assicurati hanno ricevuto complessivamente 7,5 miliardi di franchi di medicamenti. Dal 2010 i costi sono aumentati del 43 percento, pari a 2275 milioni di franchi.

Una ragione importante per l’aumento del costo dei farmaci è la tendenza verso nuove e costose terapie: gli immunosoppressori, insieme ai farmaci antitumorali, sono il gruppo di farmaci più costoso. In un recente articolo, Franco Cavalli ha scritto che rispetto a 25 anni fa, il costo medio delle terapie oncologiche è aumentato di circa 50 volte. Come dice il professor Cavalli, una situazione chiaramente insostenibile anche per i sistemi sanitari dei paesi più ricchi. L’innovazione in ambito farmaceutici è certamente stata una rivoluzione, che ha aumentato la speranza di vita della popolazione.

 

Essa però presenta anche aspetti controversi ed evoluzioni preoccupanti, che vanno dai prezzi smisurati di alcuni farmaci ai conflitti di interesse, dalla crescente globalizzazione della produzione, fino alla scarsità di alcuni medicamenti e alle difficoltà di approvvigionamento. La ricerca farmacologia è sempre più orientata allo sviluppo di medicamenti laddove ci sono volumi più importanti- pensiamo allo sviluppo regolare di farmaci contro l’ipertensione e per diminuire il livello dei lipidi-  privilegiando alcune fette di mercato e dimenticandone altre, come i medicamenti per la cura di alcune malattie pediatriche o rare. Oltre a ciò, aumentano le limitazioni dei medicamenti ammessi a carico dell’assicurazione malattia. Imitazioni a volte necessarie considerato il fatto che i prezzi richiesti dalle aziende farmaceutiche sono in costante aumento, ma che toccano in particolare medicamenti costosi usati in oncologia o per il trattamento di malattie rare, con il rischio un razionamento di certe cure, come è stato il caso delle terapie per l’epatite C.

Si deve intervenire sui prezzi dei medicamenti tenendo conto dei costi di ricerca e sviluppo effettivi e sule licenze: finora le misure annunciate dal Consiglio federale non concernono i preparati brevettati, ma si limitano ai generici, che rappresentano solo il 25 per cento dei costi dei medicamenti assunti dall’assicurazione di base. Eppure, secondo il Consiglio federale, nel 2017 il gruppo di medicamenti protetti da brevetto costituiva il 75 per cento dei costi dei medicamenti fatturati all’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie.

Proiettata sul 2018 in base alla statistica dell’UFSP, la cifra supera i 5 miliardi di franchi. Nuovi trattamenti oncologici come il Kymriah costano 475 000 dollari per iniezione. Per contenere i costi, garantire a tutti l’accesso effettivo a lungo termine ai medicamenti vitali e ridurre i costi a un livello sostenibile è quindi urgente che si elaborino misure efficaci anche per i medicamenti protetti da brevetto per favorire le vere innovazioni e non unicamente proteggere gli investimenti. Per farlo il nostro paese deve lavorare attivamente a sostengo delle proposte in questo senso dibattute all’OMS e al Consiglio d’Europa.

Infine ci vuole più trasparenza sui legami di interesse che legano il settore farmaceutico, i fornitori id prestazione e la politica.

 

SLIDE 9

Queste riflessioni sull’evoluzione dei costi dei medicamenti e soprattutto alle sfide con il quale il nostro sistema sanitario è confrontato per poter garantire a tutta la popolazione cure sanitarie di qualità ed evitare una medicina a due velocità, mi portano a concludere laddove ho iniziato. Ossia con l’importanza di una cura condivisa tra personale curante, persone ammalati, famigliari e politica, in grado di tener conto sì del progresso tecnologico ma anche- e forse soprattutto- della dimensione umana della malattia.

 

Grazie mille per l’invito a essere qui oggi, ma soprattutto grazie a tutte e tutti color che lavorano per lo IOSI e per  il vostro impegno nei confronti dei malati di cancro. Lo IOSI è un centro di riferimento in ambito medico ed oncologico, radicato nel territorio ticinese e incastonato nel sistema sanitario svizzero. Un’eccellenza da proteggere e valorizzare. Un modello per altri settori in grado di offrire cure di qualità e ricerca anche in una regione periferica come la Svizzera italiana.

È importante fare tutto il possibile per facilitare l’accesso alle cure e semplificare gli aspetti burocratici associati alle terapie per la terribile malattia che è il cancro; nonché portare avanti una ricerca innovativa e di qualità. Sono fiduciosa che lavorando insieme – pazienti, personale medico e infermieristico, politica – possiamo affrontare le sfide che coinvolgono il sistema sanitario e lo IOSI. Grazie

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La nostra più grande ricchezza – 100 anni Lia Rumantscha https://marinacarobbio.ch/2019/08/18/la-nostra-piu-grande-ricchezza-100-anni-lia-rumantscha/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/18/la-nostra-piu-grande-ricchezza-100-anni-lia-rumantscha/#respond Sun, 18 Aug 2019 10:36:59 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4117 Ecco il discorso che ho tenuto ai festeggiamenti per il centesimo anniversario della Lia Rumantscha, l’associazione che si impegna per la difesa e la promozione...

L'articolo La nostra più grande ricchezza – 100 anni Lia Rumantscha proviene da Marina Carobbio Guscetti.

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Ecco il discorso che ho tenuto ai festeggiamenti per il centesimo anniversario della Lia Rumantscha, l’associazione che si impegna per la difesa e la promozione della lingua romancia. Buona lettura! 

Preziadas dunnas e preziads signurs

In cordial grazia fitg per voss invit. Jau ma legrel zunt fitg da dastgar festivar oz cun vus il giubileum da 100 (tschient) onns da la Lia rumantscha. Sco Tessinaisa ch’è dapi passa diesch onns commembra dal Cussegl naziunal, nua ch’i prevala il tudestg en las debattas politicas ed en il mintgadi, sai jau exactamain, tge che quai vul dir da far part d’ina minoritad linguistica.

Uno degli elementi principali per il mantenimento dell’identità di un Paese è appunto la lingua. In un paese come la Svizzera questo sembra di primo acchito un problema, con il rischio che si creino delle divisioni tra le varie regioni linguistiche. In particolare pensando alla distribuzione numerica iniqua delle lingue ufficiali, con il tedesco indicato quale lingua principale dal 63% della popolazione residente, il francese dal 23% e l’italiano unicamente dal 8% e il romancio addirittura solo dallo 0.5%. A ciò si aggiunge anche la frammentazione territoriale dell’italiano e del romancio, con la metà degli italofoni concentrati nella cosiddetta Svizzera italiana – il Cantone Ticino e parte del Canton Grigioni -, e l’altra metà sparpagliati su tutto il territorio nazionale. Anche nel caso del romancio si stima che circa il 40% delle persone madrelingua si sia trasferita fuori dai Grigioni.

Nonostante questa situazione particolare, o forse proprio grazie a questa situazione, penso che sia la coesione tra i diversi idiomi e culture che faccia la forza del nostro paese. Infatti l’italiano e il romancio non sono solo una lingua, ma due culture a sé e allo stesso tempo le colonne portanti della cultura svizzera. Ognuna delle quattro lingue elvetiche ha la sua identità e le sue tradizioni, ma è la loro somma che fa la Svizzera. A prescindere dal numero di persone che lo parlano quotidianamente, l’italiano e il romancio hanno quindi la medesima importanza del tedesco e del francese nel definire la Svizzera, la nostra cultura e la nostra coesione.

Ne risulta che il plurilinguismo e la protezione delle minoranze confessionali e linguistiche sono, accanto alla democrazia diretta e al federalismo, fattori centrali dell’identità nazionale. Non sorprende quindi che come Svizzera abbiamo – giustamente – una politica linguistica fortemente incentrata sulla difesa del plurilinguismo. Non a caso si parla di plurilinguismo statale, riconosciuto e promosso a livello istituzionale con una serie di misure concrete, la cui efficacia viene discussa regolarmente in rapporti ufficiali. Rapporti che evidenziano anche le difficoltà nella nostra realtà plurilinguista; che in Ticino vedo anche con i miei occhi. Negli ultimi vent’anni anni la distanza tra la Svizzera italiana, Ticino in particolare, e resto della Svizzera è aumentata. Le ragioni sono diverse a partire dalla chiarissima posizione minoritaria dell’italiano rispetto al tedesco e al francese; così come a causa della globalizzazione che ha favorito lo sviluppo economico della Svizzera a nord delle alpi a scapito del sud del paese. Sud che, vivendo una situazione più difficile dal punto di vista economico, si è in parte chiuso su sé stesso aumentando le difficoltà di comprensione del resto della Svizzera.

Anche il Romancio vive una serie di difficoltà, come evidenziato anche dal recente Evaluationsbericht im Auftrag des Bundesamt für Kultur, eseguito su richiesta del postulato di Silva Semadeni. A differenza dell’italiano, nel caso della lingua romancia si legge: «In Bezug auf die rätoromanische Sprache besteht bereits mittelfristig die Gefahr einer existenziellen Bedrohung. Die rätoromanische Sprache wird selbst in ihrem traditionellen Verbreitungsgebiet als Amts-, Arbeits- und Alltagssprache durch das Deutsche zurückgedrängt, beziehungsweise gar verdrängt». Fine della citazione. L’accesso facilitato alle regioni alpine e la crescente mobilità delle persone ha portato a una forte mescolanza linguistica, favorita ancora di più dal turismo. Questo, unito al fatto che tutte le persone di madrelingua romancia siano perfettamente bilingue con il tedesco, ha fatto sì che il romancio venisse sempre più relegato a una lingua “famigliare”, “personale”. Una lingua parlato a casa, con i propri famigliari e amici. Non una lingua parlata nelle istituzioni e sul posto di lavoro.

Queste sono evoluzioni che mettono a rischio la nostra coesione nazionale. Come rappresentante di una minoranza culturale e linguistica ho vissuto sulla mia pelle questa crescente distanza e quindi come politica mi sono da subito posta l’obiettivo di cercare di riavvicinare le diverse componenti del nostro paese. Nella lingua italiana ho trovato uno strumento per portare avanti questo obiettivo. Quale migliore occasione quindi se non quella della mia presidenza del parlamento svizzero, Consiglio nazionale e dell’Assemblea federale? Come non utilizzare questa grande opportunità datami dal mio ruolo di presidente e la visibilità che ne consegue per dare giusto valore al plurilinguismo sul quale si fonda il mio paese, dando lo spazio che si merita all’Italiano anche nella vita politica? Come non parlare di cultura in senso generale, di cultura politica e nel contempo di coesione nazionale e sociale? Come non cercare di capire e integrare le diverse culture e minoranze che compongono un paese?

 

Gentili Signore, egregi Signori. Da questa consapevolezza è nata la mia scelta di porre queste tematiche, assieme alla questione della sottorappresentanza delle donne in politiche, al centro del mio anno presidenziale e concretamente decidere di condurre i lavori parlamentare in italiano. Una decisione che vuole dare alla lingua italiana il suo giusto posto e riconoscimento anche nella politica svizzera, fungendo in tal modo da stimoli a rafforzare la lingua e cultura italiana anche in altri ambiti. Come ho già avuto modo di dire non si tratta di una scelta meramente simbolica; ma una che ha prodotto dei cambiamenti che verosimilmente dureranno nel tempo. Negli ultimi mesi è capitato più volte che mie colleghe e colleghi del Consiglio nazionale, così come collaboratrici e collaboratori dei Servizi del Parlamento, persone non italofone di madrelingua, si sforzassero a dire non solo qualche parola in italiano, ma anche a partecipare a riunioni condotte in italiano. Sentire l’italiano tra i corridoi di Palazzo federale, così come il fatto che diverse cittadine e cittadini mi hanno contattato per questioni inerenti alla lingua italiana in Svizzera o semplicemente per esprimermi il loro sostegno, mi riempie di gioia e speranza per il futuro della nostra lingua e cultura. Questa è coesione nazionale vissuta nei fatti!

 

La mia scelta ha quindi a che vedere con la consapevolezza che l’identità di un paese si basa anche sulla capacità che esso ha di riconoscere, sostenere e valorizzare le diverse componenti che lo compongono. Penso infatti che la difesa e la valorizzazione dell’italiano, così come della lingua romancia e quella di altre lingue minoritarie, non è una questione unicamente linguistica, bensì di ricchezza culturale e di valorizzazione delle minoranze. Perché la nostra varietà di lingue, culture, religioni, storie ed esperienze è la più grande ricchezza della Svizzera. Unser wertvollstes Gut. Noss bain il pli prezius.

Siamo diversi, ma uniti. In tempi come questi, in cui troppo spesso c’è chi mette in dubbio valori come l’uguaglianza e le pari opportunità tra le persone e l’apertura reciproca, penso che sia importante ribadire anche questo aspetto e impegnarsi concretamente per salvaguardare la pluralità in tutti gli ambiti. Grazie mille quindi, anche a nome delle mie colleghe e dei miei colleghi dell’Assemblea federale, al vostro impegno come Lia Rumantscha per la salvaguardia e la difesa del romancio. Il vostro contributo in questi ultimi 100 anni è stato di fondamentale importanza e deve continuare con la stessa tenacia anche in futuro.

Grazia fitg, viva il rumantsch!

 

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Ricevimento del Gran Consiglio – Film Festival Locarno https://marinacarobbio.ch/2019/08/18/ricevimento-del-gran-consiglio-film-festival-locarno/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/18/ricevimento-del-gran-consiglio-film-festival-locarno/#respond Sun, 18 Aug 2019 10:22:26 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4111 Signore deputate, signori deputati, Gentili signore, egregi signori, Grazie mille per l’invito ad essere qui stasera a portare il saluto dell’assemblea federale. Molte mie colleghe...

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Signore deputate, signori deputati,
Gentili signore, egregi signori,

Grazie mille per l’invito ad essere qui stasera a portare il saluto dell’assemblea federale. Molte mie colleghe e miei colleghi del Parlamento sono anche loro qui in questi giorni a godersi il Locarno Film Festival, un evento ticinese ma conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

Anche nella sua 72esima edizione, il Locarno Film Festival ci offre un programma ricco e variegato. Brasile, Bulgaria, Francia, Siria, Indonesia, Stati Uniti: il programma non comprende unicamente decine di paesi e quindi anche una moltitudine di lingue, ma anche diversi generi cinematografici e tematiche.

Dalla commedia al documentario, dal thriller al cortometraggio. Temi d’attualità come la migrazione e l’identità di genere, i crimini e le difficoltà dell’adolescenza. Vedere film in diverse lingue, provenienti da paesi diversi e con sfaccettature artistiche molto variegate è un’esperienza estremamente arricchente.

Partecipare a un festival cinematografico significa molto di più che guardare un film; significa anche godersi la ricca offerta culturale e di intrattenimento che accompagna tale evento, così come incontrare cinefili e cineasti di tutto il mondo. Locarno in questo periodo diventa un’altra città per dieci giorni: più viva, più cosmopolita e ancora più bella se è possibile.

Questa diversità nel programma cinematografico e in quello d’accompagnamento del festival significa che, quando entriamo in una sala e assistiamo a una proiezione, spesso viviamo molto più di un momento di intrattenimento. A chi non è mai capitato, guardando una pellicola, di immergersi in un altro mondo, di immedesimarsi in situazioni e vicine, di sognare o di provare incomprensione o sbigottimento per quanto scorre sullo schermo?

Molti film, poi, ci danno la possibilità di riflettere sulla condizione umana, sulla giustizia e sulla pace, sulla povertà e sulla ricchezza. Una forma di dialogo tra culture, tra paesi ricchi e paesi poveri, tra il sud e il nord. E,  soprattutto , un’opportunità per ampliare il proprio sguardo sul mondo intero. Gettare uno sguardo agli altri paesi e ad altre realtà sociali ci mostra ancora una volta che il mondo stesso è estremamente vario – ed è proprio questa varietà che lo rende così bello. In tempi come questi, in cui si mettono in discussione valori come il rispetto reciproco e l’uguaglianza giuridica tra tutti i cittadini e tutte le cittadine, è importante sottolineare questo aspetto. La varietà di cultura, di genere, di origine è una ricchezza, è un valore.

Grazie, Film festival per proporci questa varietà, questi colori, questa diversità di proposte e di mondi.

 

A questo proposito, tra le varie e interessanti sezioni, dai cineasti del presente ai pardi di domani , dalla retrospettiva , alla settimana della critica che il Locarno Film Festival ci offre , vorrei attirare la vostra attenzione anche sulla “open doors”, una sezione dedicata a differenti regioni del Sud e dell’Est del mondo e sostenuta dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione che quest’anno mostrerà film Sud Est Asiatico e sulla Mongolia. Paese quest’ultimo che ho visitato nell’ambito di un viaggio ufficiale a fine giugno, dove oltre ad aver partecipato ad incontri con le autorità e a un simposio sulla partecipazione delle donne alla vita politica, ho visto e apprezzato molti progetti della cooperazione svizzera.

E in questo senso, le molteplici sfaccettature della cultura presenti a Locarno valorizzano il plurilinguismo e la promozione delle minoranze, linguistiche ma non solo, che è anche uno dei temi principali della mia presidenza del Consiglio nazionale. Quella diversità linguistica e culturale che costituisce la Svizzera: noi siamo di più della somma delle singole componenti della nostra società; siamo diversi ma allo stesso tempo uguali.

Purtroppo questa diversità può risultare anche problematica se non sviluppata nel modo giusto. Lo vediamo con una certa distanza tra la Svizzera italiana, il Ticino in particolare, e il resto della Svizzera. Le ragioni sono diverse, a partire dalla chiarissima posizione minoritaria dell’italiano rispetto al tedesco e al francese; così come a causa anche della globalizzazione che ha favorito lo sviluppo economico della Svizzera a nord delle alpi a scapito del sud del paese. Sud che, vivendo una situazione più difficile dal punto di vista economico, si è in parte chiuso su sé stesso aumentando le difficoltà di comprensione del resto della Svizzera. D’altronde, le rivendicazioni linguistiche -in Svizzera come altrove- sono spesso legate a delle rivendicazioni sociali ed economiche, come quello di uno sviluppo distribuito più equamente sul territorio nazionale. Ecco perché è necessario capire e integrare le diverse culture e minoranze che compongono un paese

La padronanza della lingua è garante di democrazia, perché permette piena partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita democratica. Una delle ragioni percui è importante parlare di plurilinguismo e difendere la nostra bella lingua e cultura italiana.

Ho quindi apprezzato la proposta lanciata lo scorso venerdì al Monte Verità dal presidente del Locarno Film Festival Marco Solari , di aderire anche in Ticino all’istituzione di una giornata dedicata a Dante Alighieri in vista del 700° anniversario della sua morte, soprattutto se ciò permetterà di valorizzare non solo la lingua italiana in Svizzera ma anche di comprendere che l’identità di un paese plurilingue come il nostro si basa anche sulla capacità che esso ha di riconoscere, sostenere e valorizzare le diverse componenti che lo compongono.

 

Anche eventi come il Locarno Film Festival, che attirano un pubblico da tutta la Svizzera e da tutto il mondo, aiutano a colmare le distanze. Eventi del genere ci danno la possibilità di valorizzare il nostro bellissimo territorio, di mostrare la nostra offerta culturale e di far conoscere la nostra realtà cantonale. Grazie mille e benvenuti al Festival!

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Allocuzione primo agosto – La Svizzera da festeggiare https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/#comments Thu, 01 Aug 2019 12:19:24 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4088 Care amiche e cari amici Gentili signore ed egregi signori Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante...

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Care amiche e cari amici
Gentili signore ed egregi signori

Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante denominazioni per indicare questa giornata, che rispecchiano la varietà della Svizzera stessa e di come ognuno di noi la definisce.

Io sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Henry Dunant e del suo prezioso retaggio umanitario che ci ha trasmesso quale fondatore della Croce Rossa. Sconvolto dall’orribile carneficina della battaglia di Solferino nella metà del 1800, Dunant lancia un appello per la creazione, in ogni Stato, di società di soccorso e invita a definire dei principi internazionali condivisi oltre gli steccati nazionali. Dunant getta così le fondamenta del futuro diritto internazionale umanitario. Sono passati oltre 150 anni, ma finché l’uccisione e lo stupro di persone civili, i soldati-bambini, la tortura e più in generale la guerra persisteranno, il suo impegno deve venir portato avanti e anche la Svizzera deve prendere sul serio la propria responsabilità in questi conflitti.

E sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Iris von Roten e del suo femminismo moderno e provocatorio descritto in “Frauen im Laufgitter”. Un’adeguata assicurazione maternità, asili nidi per favorire la conciliabilità lavoro e famiglia, la liberazione anche sessuale della donna: rivendicazioni radicali, in particolare se poste negli anni cinquanta, tant’è che sono tuttora attuali e hanno accompagnato anche il recente sciopero femminista. Centinaia di migliaia di donne che scendono in piazza per rivendicare pari diritti e opportunità, non sanciti unicamente dalla costituzione, ma garantiti effettivamente in tutti gli ambiti della vita.

Sono qui a festeggiare questa incredibile mobilizzazione sociale. E a festeggiare la Svizzera di Paul Grüninger. Condannato per aver salvato ebrei in fuga dal nazionalsocialismo facendoli entrare illegalmente in Svizzera, per poi venir successivamente riabilitato e premiato per il suo coraggio e impegno per salvare la cosa più sacra di tutte. La vita umana. Una storia dai chiari parallelismi a una figura di grande attualità, il cui impegno è simbolico per l’epoca nella quale viviamo: un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – tra persone divise in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”.
Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Sono qui oggi anche a festeggiare la Svizzera di Sohail Ajab Khan, perché non bisogna avere il passaporto rossocrociato per far parte del nostro paese e per contribuire al nostro sviluppo comune. Permettimi di ringraziarti di cuore, caro Sohail, per il tuo impegno. In un’intervista alla “Luzerner Zeitung” e a “La Regione”, hai spiegato cosa ti ha spinto a iniziare il tuo progetto integrativo “Education for integration”. Dici che la lingua è l’aspetto più importante nell’integrazione; che senza sapere la lingua del posto non si riesce ad entrare in contatto con le persone e trovare un lavoro. Concordo pienamente: la lingua è molto di più delle parole che usiamo per esprimerci; la lingua è lo strumento di socializzazione e di interazione. In un paese plurilinguista come la Svizzera, e non mi riferisco solo alle 4 lingue ufficiali del paese ma anche a tutti quelli idiomi di tutto il mondo che si parlano quotidianamente nelle case svizzere, la lingua è un aspetto centrale che ci definisce. La nostra più grande ricchezza è proprio questa varietà linguistica e culturale, che va difesa e valorizzata.

 

Uno dei due temi che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale, assieme al promovimento delle donne in politica, è proprio legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, grazie anche alla visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri.

Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati.

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali. In Ruanda, in Mozambico e in Mongolia, ho visitato progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi. Ho toccato per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera. Durante questi viaggi ho conosciuto popoli fieri delle loro culture, delle loro tradizioni e della loro identità, così come in Svizzera siamo fieri della nostra identità di paese plurilingue. Un paese, il nostro, che deve continuare a far coesistere lingue e culture diverse e garantire la coesione nazionale e sociale abbattendo le disuguaglianze e le paure.

Io, voi e molti altri non qui presenti oggi portiamo avanti l’idea e la speranza di una Svizzera diversa, capace di continuare il lavoro di Dunant, Von Roten e Grüninger, ma anche di dare voce e opportunità a persone come Sohail Ajab Khan e di non lasciare “indietro” chi è in difficoltà. Una Svizzera solidale, multiculturale, aperta, umanitaria e giusta. Grazie mille per il vostro sostegno a realizzare questa visione di Svizzera: grazie per l’invito, ma soprattutto grazie per organizzare questa giornata che sottolinea i valori svizzeri. Grazie, e viva la Svizzera solidale!

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Discorso congresso elettorale https://marinacarobbio.ch/2019/06/18/discorso-congresso-elettorale/ https://marinacarobbio.ch/2019/06/18/discorso-congresso-elettorale/#respond Tue, 18 Jun 2019 10:19:01 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4028 Ecco il mio discorso al congresso elettorale del Partito Socialista Ticino, che ha approvata la mia candidatura per il Consiglio degli Stati e il Consiglio...

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Ecco il mio discorso al congresso elettorale del Partito Socialista Ticino, che ha approvata la mia candidatura per il Consiglio degli Stati e il Consiglio nazionale. Grazie! È un onore per me cercare di rappresentare il Ticino solidale a Berna. 

Gentile consigliera federale, cara Simonetta,
Caro presidente della frazione socialista alle camere federali, caro Roger,
Care compagne e cari compagni,
Gentili ospiti,

Venerdì mattina quando poco prima delle 11 ho interrotto la seduta del Consiglio nazionale e sono uscita sulla piazza federale, mi son venute le lacrime agli occhi di fronte alla piazza così gremita di donne; una piazza federale con un forte accento viola ma nel contempo multicolore. Come multicolore e variegata è la diversità che deve essere forza e non rappresentare un rischio d’esclusione. L’ho detto in Consiglio nazionale, l’ho ripetuto in piazza e lo dico ancora oggi: la parità fra i sessi ci riguarda tutte e tutti, è una questione di giustizia e democrazia.

Venerdì 14 giugno ho pensato a due donne a me molto vicine, donne la cui storia potrebbe essere simile a quella di tante altre, di chi come voi è qui al congresso. A mia mamma Graziella, che ha partecipato ancora una volta come molte altre donne della sua generazione, al corteo femminista e che per prima mi ha insegnato che vuol dire essere donna e femminista. A mia figlia Laura, che di anni ne ha quindici e che merita un mondo nel quale non si debba più scendere in piazza per ottenere la parità salariale, per non essere discriminata sul posto di lavoro o giudicata per come si veste e in quanto donna.

Quell’emozione forte, che ho provato a Berna, l’ho vissuta nuovamente la sera a Bellinzona. E mi son detta, ora è veramente possibile. Le cose cambieranno, non si possono ignorare le centinaia di migliaia di donne che hanno manifestato, sono scese in piazza, si sono astenute dal lavoro nonostante pressioni e difficoltà. Certo ora toccherà alla politica, chi è attivo in un consesso istituzionale dovrà portare avanti con forza e convinzione la richiesta di un’effettiva parità salariale, dell’introduzione anche in Svizzera del congedo parentale,  il riconoscimento del lavoro di cura a partire dalle assicurazioni sociali.

Questo movimento trasversale che rivendica rispetto, pari diritti e lotta contro le discriminazioni di genere ha una forza dirompente, come dirompente è quello dei giovani che manifestano per il clima.

In entrambi questi movimenti c’è la volontà di cambiare le cose e di rivendicare un mondo più giusto, paritario, inclusivo e solidale. Un mondo dove la ricchezza sia effettivamente redistribuita e non appannaggio di pochi e nel quale si metta un freno a una crescita insostenibile, salvaguardando l’ambiente e soprattutto, come loro ci chiedono, il futuro dei nostri giovani. Un mondo nel quale chi viene dl lontano non sia calpestato, dove chi è in difficoltà non sia emarginato.

Sono molte le persone che partecipano a manifestazioni, incontri, e riflessioni, che fanno sentire la propria voce, chiedendo un cambiamento verso una società più giusta, capace di difendere i più deboli e di valorizzare la differenza. Perché la diversità, di genere, di origine e di cultura è una ricchezza, è un valore. La capacità di integrare le diverse componenti che compongono la società sarà la forza del nostro Cantone.

In questi mesi di presidenza del Consiglio nazionale ho incontrato molte persone e ho visitato e visiterò paesi del sud del mondo. Ho visto la necessità di investire nella cooperazione allo sviluppo, non di ridurne gli aiuti; ho discusso con donne che subiscono violenze sessuali; ho incontrato donne e bambini in un centro sanitario del Mozambico con un unico medico per migliaia di persone. E sempre più sono convinta che la questione climatica non può essere disgiunta da quella sociale. A livello mondiale il 10% dei più ricchi sono responsabili della metà delle emissioni di CO2 e l’1% dei più ricchi causa le stesse emissioni che la metà più povera del mondo. Ecco perché la riduzione delle disuguaglianze darà un contributo notevole al superamento della crisi climatica.

 

Anche oggi però è una giornata speciale: con l’approvazione della lista del partito socialista per il Consiglio nazionale e la candidatura agli Stati, con le congiunzioni delle liste con le altre forze di sinistra, creiamo i presupposti per raddoppiare i seggi dell’area progressista, socialista e femminista a Berna e di avere per la prima volta nella storia del Canton Ticino una donna consigliera agli Stati. Un sogno? Forse. Ma per parafrasare il grande scrittore cileno Luis Sepulveda dobbiamo credere nei nostri sogni fino a trasformarli in realtà.

I rapporti di forza attuali hanno conseguenze tangibili per la gente comune, per le famiglie, le lavoratrici e i lavoratori e per il territorio in cui viviamo, e contribuiscono a un aumento delle disuguaglianze e della precarietà. Guardiamo, ad esempio, l’evoluzione dei costi sanitari e di conseguenza dei premi. Schiacciato dal peso delle lobby e da interessi particolari, il parlamento non affronta il problema del continuo aumento dei premi cassa malati che erodono i budget delle famiglie. Ciò che ci ha spinto come PSS a lanciare l’iniziativa popolare per limitare i premi cassa malati al 10% del reddito disponibile di un’economia domestica. Assemblea federale che dovrà anche urgentemente dare una risposta alle persone ultracinquantenni che perdono il lavoro, alle mamme che sono licenziate dopo la nascita di un figlio o addirittura in gravidanza, ai giovani formati che sono impiegati come praticanti invece di ricevere un lavoro stabile con salari dignitosi ed eque condizioni di lavoro.

È necessario ridare potenzialità e opportunità al nostro Cantone, non isolando dal resto della Svizzera e del mondo, ma costruendo ponti. Ponti tra lingue e culture è uno dei segnali che ho voluto dare nel mio anno di presidenza del Consiglio nazionale, partendo dall’utilizzo della lingua italiana in quanto presidente e difendendo il riconoscimento delle minoranze linguistiche e culturali. Perché l’identità di un paese si basa anche sulla capacità che esso ha di riconoscere, sostenere e valorizzare le diverse componenti che lo compongono e si devono rimuovere tutti quelli ostacoli, anche quelli linguistici, che si frappongono alla piena partecipazione delle cittadine e dei cittadini alla vita democratica.

La congiunzione con le altre forze rossoverdi è indubbiamente un passo importante sia in vista delle elezioni federali ma anche per una maggiore collaborazione a livello cantonale. Ringrazio sin d’ora chi si è messo a disposizione: le candidate e i candidati del partito socialista al CN, Andrea, Bruno, Chiara, Cristina Davide, Igor, Martina e le candidate e i candidati della lista “i verdi e alleanza di sinistra”.

La mia candidatura al Consiglio degli Stati non è un progetto individuale e un progetto collettivo. Del quale sarò felice di farne parte se mi darete la vostra fiducia. Gli obiettivi che ci siamo posti potranno diventare realtà in autunno, se tutte e tutti noi ci metteremo passione e determinazione nel portare avanti gli ideali e i valori che ci contraddistinguono di solidarietà, giustizia sociale, difesa dell’ambiente e di una migliore qualità di vita.

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