Diritti umani – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch Benvenuti, Herzlich Willkommen, Bienvenue Thu, 10 Oct 2019 16:41:02 +0000 it-IT hourly 1 https://marinacarobbio.ch/wp-content/uploads/sites/4/2017/05/cropped-logo-PS-32x32.png Diritti umani – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch 32 32 Apertura Film Festival dei diritti umani https://marinacarobbio.ch/2019/10/10/apertura-film-festival-dei-diritti-umani/ https://marinacarobbio.ch/2019/10/10/apertura-film-festival-dei-diritti-umani/#respond Thu, 10 Oct 2019 07:44:46 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4244 Gentili signore ed egregi signori Care amiche e cari amici   Grazie mille per l’invito ad essere qui oggi ad inaugurare la sesta edizione del...

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Gentili signore ed egregi signori

Care amiche e cari amici

 

Grazie mille per l’invito ad essere qui oggi ad inaugurare la sesta edizione del Film Festival dei Diritti Umani, una ricorrenza ormai tradizionale nel panorama culturale del nostro Cantone, ma molto importante sia per il tema che per la varietà dei film offerti. E anche per il fatto che coinvolgete i giovani e le scuole. Più di 2000 giovani seguono il festival: un importante strumento per discutere di diritti umani.

Diritti umani – ma cosa sono alla fine questi diritti umani? La definizione classica, giuridica, quasi un po’ fredda è la seguente: Per diritti umani si intendono quei diritti riconosciuti all’individuo semplicemente in base alla sua appartenenza al genere umano. Nonostante l’idea di diritti umani risalga a tempi antichi, il concetto moderno è emerso soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale con l’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani. Gli orrori della Seconda Guerra Mondiale hanno reso necessaria la creazione di uno strumento in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascun individuo senza distinzione «di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione», come cita l’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. Dichiarazione nella quale si possono individuare quattro fondamentali pilastri: dignità, libertà, uguaglianza e fratellanza. La dignità protegge i valori condivisi da tutti gli individui indipendentemente dalle differenze di religione, etnia o sesso. La libertà si riferisce ai diritti legati alla libertà individuale ed alla sicurezza personale. L’uguaglianza è intesa a garantire la partecipazione politica e pubblica di tutti gli individui. La fratellanza, infine, si riferisce ai diritti economici, sociali e culturali.

Uno di questi pilastri – quello dell’uguaglianza che cerca di promuovere la partecipazione politica e sociale di tutti gli individui -, è stato anche un pilastro fondamentale nella mia Presidenza del Consiglio nazionale. Viviamo in un’epoca storica in un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – per dividere le persone in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”. Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a queste discriminazioni, violenze e odio; ma dobbiamo valorizzare la solidarietà, l’uguaglianza e il rispetto reciproco in tutti i momenti della quotidianità. Penso che ognuno di noi possa e debba fare il suo contributo contro questa evoluzione negativa. È stata proprio questa riflessione a voler concentrare la mia Presidenza su due temi che reputo molto importanti, legati come dicevo all’idea dell’uguaglianza e della partecipazione di tutte e tutti alla vita pubblica.

Il primo tema è legato alla sottorappresentanza delle donne in politica. Problematiche che conosciamo bene il Ticino: zero donne in Consiglio di Stato e circa 30% in Gran Consiglio. Ma anche a livello federale la situazione non è rosea: Attualmente infatti, in Consiglio nazionale le donne sono meno del 32 per cento; mentre agli Stati la percentuale scende al 13. E potrebbe scendere ancora in considerazione della rinuncia di diverse parlamentari a ripresentarsi. Purtroppo quello della sottorappresentanza è solo uno degli ambiti in cui una parità effettiva non è ancora raggiunta – disparità salariale, discriminazioni di genere, violenza domestica… la lista potrebbe continuare a lungo. Penso che fintantoché le donne siano sottoraprresentante in politica e quindi le decisioni vengono fatte principalmente da uomini, sarà difficile fare dei passi in avanti per combattere le disuguaglianze di genere in tutti gli ambiti. Per questo ho voluto lanciare, in collaborazione con i Servizi del Parlamento, il sito web “donnepolitiche”, che dia visibilità alle lotte femministe del passato e del presente, e soprattutto che dia alle giovani donne dei modelli da seguire, ai quali ispirarsi e per darsi coraggio secondo il ragionamento “se lei ce la l’ha fatta posso farcela anche io”. Perché non è una democrazia se il 50% della popolazione non riesce a far sentire la propria voce!

Il secondo tema che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale è legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, sfruttando la visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri. Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati. Anche da noi i diritti umani vengono messi in discussione.

 

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho avuto pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali – Ruanda, Mozambico, Mongolia solo per citarne alcuni. Parlando con le persone del posto ho spesso sentito che la Svizzera è non solo un partner interessante e affidabile, bensì anche riconosciuta come un attore importante sullo scacchiere internazionale, in particolare nell’ambito della cooperazione internazionale. Ho potuto visitare progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi, toccando per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera, in quanto un importante strumento per diminuire le disuguaglianze, per garantire stabilità politica e una vita dignitosa a tutte le persone, indipendentemente da dove esse siano nate o vivano. Uno strumento che permette di rafforzare i diritti umani.

Questa mattina con 400 giovani avete visto il film “Rwanda”, che tratta del genocidio ruandese. Come dicevo ho avuto l’occasione di visitare il Ruanda in occasione della commemorazione del genocidio 25 anni dopo. È importante conoscere quanto successo allora, per evitare che orrori simili abbiano a ripetersi. Guerre e violazioni dei diritti umani che purtroppo sono ancora realtà. Come purtroppo mostra quanto accade oggi.

Concludo con una citazione simbolica, legata alla pellicola “La cordillera de los sueños” che guarderemo stasera. Una citazione che ho scelto non solo perché l’autore viene dallo stesso paese del regista Patricio Guzmán, ma perchè entrambi affrontano – con la telecamera o le parole – il legame tra sogni futuri e tragico passato. L’autore, alcuni di voi l’avranno già capito, è Luis Sepúlveda e la citazione l’ho presa dal suo libro “Il potere dei sogni”:

“Credo che non ci sia sogno più bello di un mondo dove il pilastro fondamentale dell’esistenza è la fratellanza, dove i rapporti umani sono basati sulla solidarietà, un mondo in cui siamo tutti d’accordo sulla necessità della giustizia sociale e ci comportiamo di conseguenza. I miei sogni sono irrinunciabili; sono ostinati, testardi, resistenti, e si antepongono all’orrore dell’incubo dittatoriale La difesa di questi sogni è legata alla vecchia querelle fra il bello e il sublime, fra il bene e il male nel senso più pieno e profondo. Sicuramente esistono individui che temono i sogni, i sognatori e la capacità di sognare, ma i sogni e i sognatori sono una presenza inestirpabile”. Fine della citazione.

 

Grazie per l’attenzione e continuiamo a credere assieme nei nostri sogni di un mondo diverso fino a trasformarli in realtà.

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Riflessione film “Female Pleasure” https://marinacarobbio.ch/2019/09/01/riflessione-film-female-pleasure/ https://marinacarobbio.ch/2019/09/01/riflessione-film-female-pleasure/#comments Sun, 01 Sep 2019 14:09:53 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4139 Mi ha fatto molto piacere essere stata invitata sabato 31 agosto 2019 al “CineMo 2019” e grazie ovviamente all’associazione Pro Grigioni Italiano – Moesano per...

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Mi ha fatto molto piacere essere stata invitata sabato 31 agosto 2019 al “CineMo 2019” e grazie ovviamente all’associazione Pro Grigioni Italiano – Moesano per aver organizzato questo festival cinematografico, con l’obiettivo di dare ampia visibilità ai lavori dei cineasti della Svizzera Italiana e avvicinare il pubblico al mondo delle produzioni cinematografiche locali.

Come immagino anche voi, sono molto curiosa di assistere alla proiezione della regista svizzera Barbara Müller. Un film, Female Pleasure, di cui ho sentito parlare tanto, ma che non ho ancora avuto la possibilità di vedere.

 

Negli scorsi tempi c’è stata una forte rinascita dei movimenti femministi, dai social media con #metoo alle strade con le “women’s march”, dalla “huelga feminista” in Spagna alle nostre latitudine con lo sciopero dello scorso 14 giugno. Movimenti che hanno coinvolte donne, e uomini solidali, di tutte le generazioni, culture e condizioni sociale. Un movimento variegato, la cui varietà si rispecchiava anche nelle rivendicazioni poste. Da rivendicazioni che potremmo quasi definire “tradizionali” dei movimenti femministi – ma non per questo meno importanti – come la parità salariale e una miglior conciliabilità lavoro – famiglia; a rivendicazioni più legate alla sfera sessuale.

 

Per me il femminismo è quel movimento sociale che si impegna per garantire alle donne, così come alle minoranze LGBT, le stesse opportunità e libertà degli uomini cisgender ed eterosessuali. La libertà di avere una carriera; la libertà di avere un lavoro e una famiglia; la libertà di uscire da sole la sera senza timori; la libertà di vivere la propria sessualità. Quello della sessualità è un ambito in cui le strutture patriarcali sono ancora particolarmente radicate, un ambito accompagnato allo stesso tempo da un grande tabù sociale. Penso che uno dei meriti di questo film – perlomeno da quello che ho letto sui media e sentito – è proprio di parlare di sessualità e piacere femminile, cercando di dare il proprio contributo a rompere questo tabù.

Questo tabù si palesa ancora di più quando la sessualità va di pari passo con la violenza – un binomio che purtroppo è diffuso anche in Svizzera. Un recente studio di Amnesty stima che 1 donna su 5 in Svizzera abbia già subito una molestia sessuale; 1 su 10 un rapporto sessuale contro la propria volontà. Il numero delle denunce è però nettamente inferiore. Oltre alla violenza in sé, queste donne portano spesso con sé anche il senso di colpa e di vergogna. Sentimenti causati e alimentati dalla società patriarcale, che instilla alle donne un senso di inferiorità e di dovere: è il dovere delle donne soddisfare gli uomini, indipendentemente dalla propria voglia. Oppure colpevolizzando le donne: per come erano vestite, per come si atteggiavano; trasmettendo l’idea dell’uomo che non riesce a resistere ai propri istinti e che viene sedotto.

Misconcezioni dure a morire, che però bisogna tematizzare. Perché parlarne è il primo passo per superarle.

 

 

Un secondo aspetto che mi interessa particolarmente è il fatto che il film verte intorno a cinque donne, provenienti da culture molto diverse tra loro. È interessante e importante perché ci ricorda che per quanto diverse, noi donne di tutte le parti del mondo affrontiamo in parte anche problemi simili. E ci ricorda che il femminismo non è un movimento solo europeo o occidentale; bensì mondiale. O meglio, i femminismi. Perché non c’è solo un tipo di femminismo; un tipo di rivendicazione; o un tipo di donna. Perché siamo tutte diverse e tutti diversi – e questa è la nostra più grande ricchezza.

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Middle East Mediterranean Summer Summit – Intervento https://marinacarobbio.ch/2019/08/24/middle-east-mediterranean-summer-summit-intervento/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/24/middle-east-mediterranean-summer-summit-intervento/#respond Sat, 24 Aug 2019 07:48:41 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4126 Gentili Signore, egregi Signori, Cari giovani partecipanti al MEM Grazie mille per il vostro invito a portare il saluto del Parlamento elvetico a questa seconda...

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Gentili Signore, egregi Signori,
Cari giovani partecipanti al MEM

Grazie mille per il vostro invito a portare il saluto del Parlamento elvetico a questa seconda edizione del Middle East Mediterranean Forum; evento dedicato a una delle aree geografiche che fanno più discutere. Quella del Medio Oriente e del Mediterraneo non è solo una regione vastissima, ma è anche un territorio ricco di storia, di culture e di tradizioni secolari nel quale si sono create le prime società, culle di numerosi progressi scientifici e notevoli opere d’arte, oltre che origine delle tre grandi religioni monoteiste: cristianesimo, islam ed ebraismo. Se oggi si parla di Medio Oriente e Mediterraneo si pensa però in primo luogo a tensioni politiche e instabilità economiche che, complici anche le ingerenze del Mondo Occidentale, generano dolorosi conflitti e causano gli importanti flussi migratori degli ultimi anni.

Eppure questa regione è molto di più: è cultura, è innovazione, è speranza. Per un futuro florido e pacifico è necessario conoscere le diverse culture e lavorare uniti per farle convivere in armonia e prosperità, in un clima di tolleranza e collaborazione. È fondamentale instaurare una discussione, facendo un’analisi critica delle complesse dinamiche che coinvolgono una parte di questo Mondo afflitta da forti disequilibri ma che possiede importanti potenzialità per il progresso sociale ed economico.

Per uno sviluppo sostenibile, bisogna mirare alla pace, ridurre le violenze, gli sfruttamenti, la corruzione e gli abusi di potere. E’ necessario promuovere lo stato di diritto, delle istituzioni forti, la cooperazione internazionale e la rappresentanza nel Mondo, garantire i diritti umani e la parità di genere, la democrazia, una giustizia accessibile a tutti e tutte e l’informazione libera, tutto ciò in favore di una società responsabile e giusta, con i cittadini e le cittadine al centro di essa.

Di questi temi voi giovani change-makers avete discusso durante una settimana, illustrando esempi di buone pratiche in grado e coinvolgendo i vostri coetanei di altri paesi, facendo rete, condividendo idee ed esperienze.

Il Middle East Mediterranean Summer Summit è un importante momento di studio e di approfondimento delle mille sfaccettature che caratterizzano questa regione. Ma è anche un luogo di incontro e conoscenza reciproca. Come anche il Rettore sig. Erez ha già avuto modo di tematizzare in altre occasioni, reputo molto positivo la decisione di aprire questa seconda edizione anche al pubblico più ampio. Simili discussioni non devono essere limitate a pochi esperti del campo, ma devono cercare di coinvolgere la cittadinanza. Il summit risulta quindi essere anche un punto di incontro tra persone di diverse culture, estrazioni sociali ed economiche e rappresenta così una grande opportunità per la creazione e lo sviluppo di una diplomazia dal basso, con i giovani tra i principali attori di questo movimento di innovazione e progresso, perché solo tramite la consapevolezza di sé, della nostra società e dei nostri obiettivi comuni, con un forte desiderio di cambiare e migliorare, si può guardare al futuro con fiducia ed entusiasmo.

Oltre al Forum odierno, negli scorsi giorni ci sono anche una serie di workshop, molti dei quali hanno parlato delle migrazioni diffuse in questa regione e delle loro cause. Non sorprende questa scelta, vista l’enorme attualità della crisi migratoria e i toni politici forti che accompagnano il dibattito. Ritengo importante che questo fenomeno migratorio venga analizzato da esperti come quelli presenti a questo Summer Summit, che analizzino in maniera scientifica le cause del fenomeno e pubblichino statistiche a riguardo. Troppo spesso nelle discussioni pubbliche ci si limita a slogan urlati, senza proporre analisi né tantomeno soluzioni.

Allo stesso tempo non si può però ignorare il lato umano di questa crisi migratoria. In un’epoca in cui si mettono in discussione valori fondamentali come la solidarietà e le pari opportunità tra le persone, è fondamentale ribadire che la varietà è una ricchezza. Le differenze culturali, religiosi e linguistiche sono una ricchezza da valorizzare e che possono fortificare ancora di più la coesione nazionale – come mostra bene l’esempio del nostro paese. Non a caso nel corso della mia Presidenza del Consiglio nazionale ho cercato di porre l’accento sulla valorizzazione di questa varietà e di promuovere le minoranze – linguistiche ma non solo.

Riconoscere e dare il giusto spazio alle varie componenti della società di genere – di origine o di cultura e lingue diverse –  è un primo giusto passo per creare una società solidale e coesa; e quindi una società capace di vivere in pace e prosperità. È fondamentale che la politica, la scienza, la cultura e l’economia collaborino per raggiungere questo obiettivo, dalla Svizzera al Medio Oriente, dal Mediterraneo al mondo intero. Grazie mille all’USI, al rettore dell’università e alle sue collaboratrici e collaboratori, per i gli sforzi in tal senso e il grande lavoro svolto, che ha permesso di organizzare il MEM Summit per la seconda volta, ma certamente non l’ultima.

Ancora una volta grazie per il gradito invito.

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Allocuzione primo agosto – La Svizzera da festeggiare https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/#comments Thu, 01 Aug 2019 12:19:24 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4088 Care amiche e cari amici Gentili signore ed egregi signori Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante...

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Care amiche e cari amici
Gentili signore ed egregi signori

Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante denominazioni per indicare questa giornata, che rispecchiano la varietà della Svizzera stessa e di come ognuno di noi la definisce.

Io sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Henry Dunant e del suo prezioso retaggio umanitario che ci ha trasmesso quale fondatore della Croce Rossa. Sconvolto dall’orribile carneficina della battaglia di Solferino nella metà del 1800, Dunant lancia un appello per la creazione, in ogni Stato, di società di soccorso e invita a definire dei principi internazionali condivisi oltre gli steccati nazionali. Dunant getta così le fondamenta del futuro diritto internazionale umanitario. Sono passati oltre 150 anni, ma finché l’uccisione e lo stupro di persone civili, i soldati-bambini, la tortura e più in generale la guerra persisteranno, il suo impegno deve venir portato avanti e anche la Svizzera deve prendere sul serio la propria responsabilità in questi conflitti.

E sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Iris von Roten e del suo femminismo moderno e provocatorio descritto in “Frauen im Laufgitter”. Un’adeguata assicurazione maternità, asili nidi per favorire la conciliabilità lavoro e famiglia, la liberazione anche sessuale della donna: rivendicazioni radicali, in particolare se poste negli anni cinquanta, tant’è che sono tuttora attuali e hanno accompagnato anche il recente sciopero femminista. Centinaia di migliaia di donne che scendono in piazza per rivendicare pari diritti e opportunità, non sanciti unicamente dalla costituzione, ma garantiti effettivamente in tutti gli ambiti della vita.

Sono qui a festeggiare questa incredibile mobilizzazione sociale. E a festeggiare la Svizzera di Paul Grüninger. Condannato per aver salvato ebrei in fuga dal nazionalsocialismo facendoli entrare illegalmente in Svizzera, per poi venir successivamente riabilitato e premiato per il suo coraggio e impegno per salvare la cosa più sacra di tutte. La vita umana. Una storia dai chiari parallelismi a una figura di grande attualità, il cui impegno è simbolico per l’epoca nella quale viviamo: un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – tra persone divise in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”.
Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Sono qui oggi anche a festeggiare la Svizzera di Sohail Ajab Khan, perché non bisogna avere il passaporto rossocrociato per far parte del nostro paese e per contribuire al nostro sviluppo comune. Permettimi di ringraziarti di cuore, caro Sohail, per il tuo impegno. In un’intervista alla “Luzerner Zeitung” e a “La Regione”, hai spiegato cosa ti ha spinto a iniziare il tuo progetto integrativo “Education for integration”. Dici che la lingua è l’aspetto più importante nell’integrazione; che senza sapere la lingua del posto non si riesce ad entrare in contatto con le persone e trovare un lavoro. Concordo pienamente: la lingua è molto di più delle parole che usiamo per esprimerci; la lingua è lo strumento di socializzazione e di interazione. In un paese plurilinguista come la Svizzera, e non mi riferisco solo alle 4 lingue ufficiali del paese ma anche a tutti quelli idiomi di tutto il mondo che si parlano quotidianamente nelle case svizzere, la lingua è un aspetto centrale che ci definisce. La nostra più grande ricchezza è proprio questa varietà linguistica e culturale, che va difesa e valorizzata.

 

Uno dei due temi che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale, assieme al promovimento delle donne in politica, è proprio legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, grazie anche alla visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri.

Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati.

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali. In Ruanda, in Mozambico e in Mongolia, ho visitato progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi. Ho toccato per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera. Durante questi viaggi ho conosciuto popoli fieri delle loro culture, delle loro tradizioni e della loro identità, così come in Svizzera siamo fieri della nostra identità di paese plurilingue. Un paese, il nostro, che deve continuare a far coesistere lingue e culture diverse e garantire la coesione nazionale e sociale abbattendo le disuguaglianze e le paure.

Io, voi e molti altri non qui presenti oggi portiamo avanti l’idea e la speranza di una Svizzera diversa, capace di continuare il lavoro di Dunant, Von Roten e Grüninger, ma anche di dare voce e opportunità a persone come Sohail Ajab Khan e di non lasciare “indietro” chi è in difficoltà. Una Svizzera solidale, multiculturale, aperta, umanitaria e giusta. Grazie mille per il vostro sostegno a realizzare questa visione di Svizzera: grazie per l’invito, ma soprattutto grazie per organizzare questa giornata che sottolinea i valori svizzeri. Grazie, e viva la Svizzera solidale!

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Elezioni e viaggio in Africa – Newsletter https://marinacarobbio.ch/2019/04/28/elezioni-e-viaggio-in-africa-newsletter/ https://marinacarobbio.ch/2019/04/28/elezioni-e-viaggio-in-africa-newsletter/#respond Sun, 28 Apr 2019 12:51:09 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3905 Buongiorno, Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!     Elezioni cantonali e federali Le recenti elezioni cantonali sono stata una...

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Buongiorno,

Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!
 

 

Elezioni cantonali e federali

Le recenti elezioni cantonali sono stata una vittoria per l’area rosso-verde: abbiamo confermato il seggio PS in Governo con la rielezione di Manuele Bertoli, mantenuto i seggi socialisti in Parlamento e la sinistra radicale li ha aumentati a scapito della destra. Ottimo!

Questo non deve però essere un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per costruire un’alleanza progressista più ampia possibile in vista delle elezioni federali dell’autunno e delle comunali tra un anno – solo così sarà possibile a medio-lungo termine costruire una società più giusta e solidale.

Dobbiamo sfruttare questo momento di difficoltà per le forze di destra e riprenderci il secondo seggio progressista in Consiglio nazionale e provare ad ambire con un seggio al Consiglio degli Stati. In tal senso ho annunciato la mia disponibilità a una doppia candidatura se il partito lo vorrà. Trovate quiun’intervista sulla Regione in cui spiego meglio i motivi di questa scelta. Spero di poter contare sul vostro sostegno!

 

 

Viaggio presidenziale in Ruanda e Mozambico

Due settimane fa sono  tornata dal mio viaggio ufficiale, accompagnata da una delegazione parlamentare, in Ruanda e Mozambico. Ho scelto di visitare questi due paesi per vedere da vicino i progetti della cooperazione svizzera allo sviluppo, che svolgono un ruolo molto importante in entrambi i paesi. La politica svizzera allo sviluppo, la promozione della pace e la difesa dei diritti umani devono infatti rimanere tra le priorità della politica svizzera!  In entrambi i paesi le donne sono determinanti per il loro sviluppo. Benché il Ruanda sia il paese al mondo con più donne in parlamento e ciò che ha permesso il varo di leggi per combattere la violenza nei confronti delle donne e dare loro più diritti, le donne  sono comunque ancora spesso vittime di violenze sessuali. È stato quindi importante poter visitare un progetto di aiuto alle vittime di violenza e vedere il ruolo centrale che le donne svolgono  all’interno delle comunità. Il 7 aprile, congiuntamente alla Segretaria di Stato Pascale Baeriswyl, ho rappresentato la Svizzera alle commemorazioni per il 25 anni del genocidio. È stato un momento molto intenso di solidarietà nei confronti delle vittime di questi terribili crimini. Conoscere la storia e quanto avvenuto negli anni novanta in Ruanda è oggi più che mai importante anche perché, purtroppo, ancora oggi in molte parti del mondo assistiamo a gravi violazioni dei diritti umani che colpiscono delle minoranze etniche.

Il Mozambico è uno dei paesi più poveri al mondo, che recentemente è stato devastato dal ciclone Idai: ciò che ha reso ancora più precaria la situazione e le condizioni di vita nelle zone più colpite. Un grazie va quindi al corpo svizzero di aIuto umanitario che è intervenuto subito. Ho avuto l’onore di partecipare al loro congresso annuale a Berna il 29 marzo  (trovate qui il mio discorso), quindi poco prima di partire per l’Africa. Il tema centrale del congresso era l’acqua. L’acqua è un bene che noi consideriamo ovvio, quasi scontato. I cambiamenti climatici che colpiscono il nord come il sud del mondo mostrano in maniera ancora più evidente come questo bene sia tutt’altro che ovvio e vada preservato. Il carattere e le conseguenze sempre più globali delle crisi – pensiamo ai fenomeni migratori- interessano il sud come il nord del mondo, i paesi in via di sviluppo come quelli cosiddetti “sviluppati”. In Mozambico ho potuto vedere da vicino l’importanza di progetti di cooperazione per garantire un approvvigionamento e durevole dell’acqua, così come anche in Ruanda sia importante garantire un buon sistema sanitario  di base, accessibile alla popolazione. Come ho potuto dire in occasione della giornata mondiale contro la Malaria (trovi qui il discorso), la lotta alla malaria come a molte altre malattie e strettamente legata allo sviluppo sociale, economico ed ambientale di un paese al rafforzamento del sistema sanitario. Come Svizzera, paese nel quale sono attive molte ONG, possiamo e dobbiamo continuare a contribuire in maniera efficace alla lotta alla povertà e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più in difficoltà, così come previsto dall’Agenda 2030 e dagli obiettivi di sviluppo sostenibile: la solidarietà e la lotta alle disuguaglianze sono valori importanti sui quali non si può retrocedere.

 

 

Primo maggio

Tra pochissimo si terrà di nuovo il primo maggio, una manifestazione alla quale partecipo ormai da quando sono una bambina con lo stesso entusiasmo di sempre. Vedere centinaia di persone che scendono in piazza in Ticino a manifestare per i loro diritti e dignità mi danno la forza per portare avanti il mio impegno politico.
Quest’anno ho l’onore di tenere un discorso ad Arbedo-Castione al mattino (locandina) e uno al pomeriggio a Baden (locandina). Mi piacerebbe incontrarvi!
Ci sarà anche un corteo a Locarno organizzato dall’Unione sindacale. Trovate qui la locandina con maggiori informazioni.

 

 

Trovate più informazioni sulla mia attività politica sulla mia pagina web. Potete anche seguirmi sulla mia pagina facebook, il mio profilo instagram o twitter. Contattatemi pure, volentieri rispondo alle vostre domande o raccolgo le vostre idee.

Grazie per la vostra attenzione e il vostro sostegno!

Marina Carobbio

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Acqua e crisi – Conferenza annuale aiuto umanitario https://marinacarobbio.ch/2019/03/29/acqua-e-crisi-conferenza-annuale-aiuto-umanitario/ https://marinacarobbio.ch/2019/03/29/acqua-e-crisi-conferenza-annuale-aiuto-umanitario/#respond Fri, 29 Mar 2019 16:18:34 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3874 Oggi ho avuto l’onore di intervenire alla conferenza annuale dell’aiuto umanitario e della cooperazione allo sviluppo del Dipartimento degli Affari esteri. Il tema era “acqua...

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Oggi ho avuto l’onore di intervenire alla conferenza annuale dell’aiuto umanitario e della cooperazione allo sviluppo del Dipartimento degli Affari esteri. Il tema era “acqua e crisi”. Trovate qui maggiori informazioni e qui sotto il mio discorso, buona lettura! 

 

Gentile signore egregi signori,

Egregio ambasciatore sig. Bessler,

Colleghi e colleghe consiglieri nazionali e al consiglio degli Stati,

 

Wir haben es gehört: Der letzte Sommer war der viertheissteste in der Schweizer Geschichte. In wenigen Jahren hat die Schweiz ihre drei heissesten Sommer seit Messbeginn im Jahr 1864 erfahren. Gerade als Tessinerin bleibt mir das in deutlicher Erinnerung. Regenmangel und grosse Hitze lösten Waldbrände im Tessin aus, die die Menschen gefährlich bedrohten. Der Begriff «Tessin – Sonnenterrasse der Schweiz» kann in solch einem Moment nicht ironischer sein. Der Begriff «Schweiz – Wasserschloss Europas» ebenso.

Letztes Jahr hat man gesehen: Auch dem Wasserschloss Schweiz könnte sein Wasser ausgehen. Die Rheinschifffahrt musste zum ersten Mal eingestellt werden, schlicht und einfach, weil im Rhein nicht mehr genügend Wasser war. Dies wiederum hat zu Knappheit der Treibstoffversorgung in der Schweiz geführt und die Schweiz musste ihre strategischen Treibstoffreserven anbrauchen. Natürlich, Wasser zum Trinken, Duschen, Schwimmen blieb uns nach wie vor genug. Die Landwirtschaft beispielsweise, der Schiffverkehr oder die Tessiner Wälder hingegen haben die Wasserknappheit deutlich zu spüren bekommen.

Dass plötzlich nichts mehr aus Wasserhähnen tropfen könnte, das ist kein unrealistisches Szenario. Schauen Sie sich die Touristenmetropole Kapstadt in Südafrika an. Letzten April drohte aufgrund wiederholter regenarmer Perioden der Metropole im südlichen Afrika das Wasser auszugehen. Den Tag, an dem aus den Wasserhähnen nichts mehr geflossen wäre – den Tag Zero – konnte Kapstadt gerade noch abwenden.

Doch zuvor herrschte lange Zeit Bangen und Panik. Die Regierung verhängte Richtlinien: Menschen, die ihre Autos reinigten oder ihre Gärten bewässerten, machten sich auf einmal strafbar. Die Bevölkerung Kapstadts war angehalten, beim Duschen oder Wäschewaschen das Wasser aufzufangen und es fürs Toilettenspülen zu benutzen. Sie sollten nicht mehr als die von der Weltgesundheitsorganisation als Mindestrichtwert für Verpflegung und Körperhygiene festgelegten 50 Liter pro Tag und pro Person verbrauchen. Kurz und gut: sie sollten ihren Wasserverbrauch auf ein Viertel dessen, was sie sich gewohnt waren, reduzieren. Hamsterkäufe waren die Konsequenz: Die Lebensmittelgeschäfte in der ganzen Stadt hatten innert weniger Tage keine einzige Wasserflasche mehr in den Regalen stehen.

Se dovessi fare una scorta di bottiglie d’acqua in Svizzera per cosiddetto il Giorno Zero e riempire la mia cantina di circa 20 m2 con bottiglie d’acqua, allora saprei che per me, i miei due figli e mio marito, la fornitura durerebbe solamente 40 giorni. Perché, come a Città del Capo, anche in Svizzera siamo abituati a un consumo abbondante di acqua. Nel nostro paese, una persona utilizza mediamente 162 litri d’acqua al giorno.

L’acqua è un bene che noi consideriamo ovvio, quasi scontato. Il fatto che l’acqua possa essere così ovvia per noi è dovuto anche al fatto che la Svizzera dispone di una lunga e comprovata esperienza nella depurazione e distribuzione dell’acqua – una competenza nel settore idrico in generale.

I cambiamenti climatici che colpiscono il nord come il sud del mondo mostrano in maniera ancora più evidente come questo bene sia tutt’altro che ovvio e vada preservato. Il carattere e le conseguenze sempre più globali delle crisi- pensiamo ai fenomeni migratori- interessano il sud come il nord del mondo, i paesi in via di sviluppo come quelli cosiddetti “sviluppati”.

Diese Expertise in die Dienste der Schweizer Bevölkerung zu stellen, ist naheliegend. Diese Expertise ins Ausland zu exportieren, ist ebenfalls ein Interesse der Schweiz und stärkt unsere global anerkannte Innovationskraft. Diese Expertise für die humanitäre Sache einzusetzen, das ist nicht nur ein Interesse, sondern ein humanitärer Imperativ. Es ist Ausdruck gelebter Tradition, der humanitären Tradition der Schweiz. Sei das bei der grossen Flut in Sachsen, Deutschland, vor 16 Jahren, sei das nach dem Erdbeben in Indonesien letztes Jahr oder im Flüchtlingscamp Cox’s Bazar in Bangladesch dieses Jahr.

Humanitäre Tradition, das ist also Engagement auf der Basis ausgewiesener Kompetenzen. Wasser ist wohl das beste Beispiel dafür, wie die Schweiz heute auf moderne Weise ihre humanitäre Tradition weiterlebt. Es ist in unserem Interesse als Schweiz, dieser Tradition Sorge zu tragen.

Nichts verkörpert das Bild der humanitären Schweiz besser als das Schweizerische Korps für Humanitäre Hilfe – das SKH. Ich als Vertreterin eines Milizsystems in der Politik habe besondere Sympathie für das humanitäre Milizsystem des SKH, dass den Bürgern und Bürgerinnen ermöglicht, den Bedürftigen zu helfen. Ich begrüsse es, dass 700 Freiwillige aus der ganzen Schweiz für humanitäre Notfälle oder als Expertinnen und Experten zu humanitären Organisationen in die ganze Welt entsandt werden – im Namen der Schweiz und in Solidarität mit denen in Not.

Kurz: Das SKH steht für eine Schweiz, die nicht einfach zuschaut, sondern eine Schweiz, die agiert. Dafür stehen Sie, liebe Mitglieder des SKH hier im Saal.

 

Mesdames et messieurs,

En tant que médicin et politicienne je m’engage pour celles et ceux qui mènent une vie dure. Lorsque j’ai pris les fonctions de Présidente du Conseil national – la plus haute fonction en Suisse – je me suis promis une chose : donner ma voix aux personnes que l’on n’entend pas souvent : les femmes, les minorités linguistiques et culturelles ainsi que les plus faibles.

Vous, les membres du Corps suisse d’aide humanitaire (CSA), vous venez en aide à des gens dans la détresse ; des personnes qui ne trouvent pas d’écoute et qui sont privées de dignité. Vous mettez ces individus au cœur de votre engagement.

Et cet engagement me rend fière de l’action humanitaire de la Suisse.

 

Je suis fière qu’aujourd’hui, dans le désert éthiopien, une bernoise travaille ensemble avec des spécialistes éthiopiens pour trouver de l’eau souterraine afin de soulager les souffrances des populations affectées par la sécheresse. Je suis fière, qu’aujourd’hui un médecin tessinois se consacre à l’amélioration des conditions d’hygiène pour les réfugiés Royingyas à Cox’s Bazar au Bangladesh. Je suis fière, qu’aujourd’hui une hydrogéologue saint-galloise et ses collègues du CSA soutiennent les personnes affectées par le cyclone Idai au Mozambique. Dans 10 jours , je visiterai ce pays dans le cadre de ma visite officielle comme Présidente du Conseil national. Je me réjouis de voir ce que les équipes suisses ont réalisé sur place.

L’eau est souvent associée à la pureté. Pourtant, les thèmes autour de l’eau évoquent aussi des aspects tabous de notre société, aussi bien en Suisse qu’à l’étranger. Des tabous sur lesquels nous faisons volontiers l’impasse. Les tabous dont nous ne voulons pas connaître les détails.

Ces tabous ne devraient pas être relégués au second plan. Car il peut s’agir de questions de vie ou de mort. C’est pourquoi, il est d’autant plus important que l’Aide humanitaire ne ferme pas les yeux sur ces tabous et qu’elle les aborde.

 

Lassen Sie mich konkret sein: Es kann nicht sein, dass jeden Monat Mädchen und Frauen während ihrer Periode fünf Tage lang nicht zur Schule oder Arbeit gehen, nur weil die Hygienebedingungen auf den Toiletten so misslich sind. Mädchen verpassen so wichtigen Schulstoff. Bei Frauen schlagen sich die fehlenden Arbeitstage in geringeren Einkommen nieder.

Es kann auch nicht sein, dass ohnehin unterernährte Frauen auf der Flucht und in Flüchtlingslagern noch weniger essen und trinken, um sich nachts nicht auf den gefährlichen Weg zur Toilette machen zu müssen.

Als Ärztin und als Politikerin berührt mich das und ich bin somit von der wichtigen Arbeit der humanitären Schweiz überzeugt. Als Politikerin setze ich mich dafür ein, dass das Engagement der humanitären Schweiz, dass Ihr Engagement, meine Damen und Herren, einen prominenten Platz auf dem Parkett der Nationalpolitik findet. Sie als humanitäre Expertinnen und Experten setzten sich im Namen der Schweiz dafür ein, dass weltweit Leben gerettet und leiden gelindert werden. Dafür danke ich Ihnen.

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Gentili signore, egregi signori,

È un onore poter essere qui stasera a Castellinaria, in questa serata speciale. Grazie mille in particolare al gruppo “Mamme per Ahmad” per questo gradito invito.

Ieri, il 20 novembre, era la giornata mondiale dei diritti dei bambini, la quale celebra la data in cui la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia venne approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 1989. Questa convenzione, considerata una delle più importanti conquiste del diritto internazionale degli ultimi anni del Novecento, ha cambiato il modo di vedere i bambini dal punto di vista giuridico. Anche i bambini hanno dei diritti che devono essere garantiti e ovviamente devono essere protetti da qualsiasi forma di discriminazione o violenza. L’infanzia è un periodo delicato, che richiede la creazione di condizioni favorevoli che accompagnino il bambino durante il suo sviluppo, idealmente con la sua famiglia a sostenerlo e tutelarlo.

Purtroppo non è sempre così, e la triste storia di Ahmad è solo una tra tante. Le vite di milioni di bambini in tutto il mondo vengono sconvolte da guerre e conflitti. Pensiamo solo alla guerra che insanguina la Siria dal 2011, che è finora costata la vita ad oltre diecimila bambini e ragazzi sotto i 18 anni. È ancora negli occhi di tutti l’immagine del corpo di Aylan, bambino siriano di tre anni trovato morto su una spiaggia turca, in seguito al naufragio della barca su cui stava viaggiando e con la quale era fuggito dal suo paese con la speranza di arrivare in Canada.

UNICEF stima che nel mondo ci sono più di 150 milioni di bambini costretti a lavorare, spesso intrappolati in impieghi che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano ad una vita senza svago né istruzione. L’altra faccia di questa tragica realtà è lo sfruttamento sessuale dei minori a fini commerciali, che si stima coinvolge un milione di bambini ogni anno.

I bambini, la componente più fragile e innocente della nostra società, diventano troppo spesso le vittime degli errori, della smania di profitto e della violenza di noi adulti. Così anche il caso di Ahmad, che a causa di una politica d’asilo rigida e disumana non può più abbracciare sua mamma da ormai quattro anni. Per quanto triste, la sua storia è però anche una storia di speranza e lotta. La storia di una famiglia che non si è arresa di fronte alle sfide del destino e che continua a lottare.

L’ondata di solidarietà che ha travolto il nostro Cantone, portando alla nascita dell’associazione “Mamme per Ahmad” e alla raccolta di fondi per aiutare la sua riabilitazione dopo l’operazione, mi commuove. In questi tempi bui, che vedono la creazione di muri, invisibili e visibili, tra le persone, tale gesto risulta ancora più importante. Perché non è un gesto solo per Ahmad, ma per tutti i bambini come lui che hanno bisogno di protezione, sostegno e amore. I bambini sono il futuro della nostra società ed è il nostro compito garantire loro un’infanzia più serena possibile, ovunque nascano o crescano.

Grazie mille!

 

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Due NO per i nostri diritti – Newsletter https://marinacarobbio.ch/2018/11/02/due-no-per-i-nostri-diritti-newsletter/ https://marinacarobbio.ch/2018/11/02/due-no-per-i-nostri-diritti-newsletter/#comments Fri, 02 Nov 2018 14:45:52 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3044 Buongiorno, Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!     Due NO per salvaguardare i diritti! Ciò che accomuna le votazioni...

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Buongiorno,

Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!
 

 

Due NO per salvaguardare i diritti!

Ciò che accomuna le votazioni del prossimo 25 novembre prossimo è la messa in discussione dei diritti dei cittadini e delle cittadine, dando più poteri ad organismi esterni come le assicurazioni private o diminuendo le possibilità di far valere i loro diritti alla corte europea dei diritti umani. Trovate qui un breve testo in cui spiego perché votare NO a queste due pericolose iniziative.

Soprattutto nel caso dell’iniziativa per l’autodeterminazione dell’UDC e della Lega il risultato rischia di essere estremamente tirato. Ogni voto conta per difendere i diritti umani e la CEDU: vota NO e convinci i tuoi amici a fare lo stesso! Trovi qui maggiori informazioni sull’iniziativa.

 

 

Aumento dei premi: così non va!

Ogni anno è la stessa notizia: i premi di cassa malati aumentano ancora una volta. Questa volta gli aumenti medi sono del 1.2% in Svizzera, del 2.5% in Ticino, addirittura 4% per la categoria adulti. Sempre più economie domestiche, famiglie del ceto medio in primis, fanno fatica a pagare questa spesa crescente. A ciò si aggiunge che la maggioranza borghese nella commissione della sicurezza sociale e della sanità ha  deciso di aumentare le franchigie minime a 500.- franchi e di introdurre dei contratti capestro che obbligano chi sceglie modelli alternativi a non più poter cambiare il tipo di contratto per tre anni. Basta! Non staremo a guardare passivamente l’ennesimo aumento: bisogna agire su due fronti. Da una parte bisogna diminuire a breve termine il peso finanziario che i premi hanno sul budget delle economie domestiche, aumentando i sussidi e limitando i premi al massimo del 10% del reddito disponibile. A tal proposito presenteremo nei prossimi mesi un’iniziativa federale. Secondariamente bisogna contenere i costi, combattendo per esempio la dannosa concorrenza tra gli ospedali oppure regolamentando il settore ambulatoriale.

Per dire basta a una medicina a due velocità, scenderemo in piazza sabato 17 novembre alle ore 16.00 a Bellinzona così come in altre località svizzere. Trovate qui l’evento facebook.

Trovate a questo link il dibattito di “60 minuti” al quale ho partecipato sul tema. Buona visione!

 

Resoconto sessione autunnale

Il sole cala dietro le alpi, una mongolfiera attraversa il cielo: ecco la vista dalla terrazza di palazzo federale l’ultimo giorno della sessione federale. Sono state tre settimane impegnative, con molte decisioni importanti, come la riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS. Dopo il NO popolare nel febbraio 2017 alla “riforma fiscale delle imprese 3”,  il Parlamento  ha elaborato una nuova proposta, con l’obiettivo di abolire gli statuti speciali per le holding, dei privilegi fiscali vietati a livello internazionale. La riforma è composta da due parti: una parte fiscale e una legata all’AVS. Nella parte fiscale la maggioranza borghese ha introdotto una serie di nuovi privilegi fiscali, che faranno mancare importanti entrate allo Stato e aumenteranno la dannosa concorrenza fiscale. Dall’altra parte la componente dell’AVS garantisce ulteriori due miliardi annui all’AVS, pagate per metà dai datori di lavoro e in modo proporzionale al proprio reddito. L’AVS, il pilastro più solidale ed equo nel nostro sistema sociale, viene rafforzato. Il fatto che la riforma contenga dei punti negativi e altri positivi, nonché l’unione di due temi in un unico voto popolare in caso di referendum (già annunciato) sia poco democratico, mi hanno spinto ad astenermi durante il voto in Parlamento. La legge è passata ed è in corso un referendum è quindi probabile che andrà al voto popolare l’anno prossimo .
Approvata (per poco! UDC, Lega e PLR contrari) la mozione di Martin Landolt che vuole trasferire la competenza di definire i criteri per le esportazioni di armi dall’amministrazione e dal Consiglio federale al Parlamento. Sarà quindi in futuro possibile fare referendum contro decisioni come la vergognosa proposta di esportare armi in paesi in guerra civile. Prima vittoria, ora speriamo che anche gli Stati seguano la decisione del Consiglio nazionale. Che sia necessaria una politica più restrittiva in materi d’esportazione d’armi lo mostrano anche i recenti coinvolgimenti di ditte svizzere nelle esportazioni di componenti in Arabia Saudita. che a sua volta utilizza in conflitti civili come accade nello Yemen, dove la guerra e l’abbandono da parte della comunità internazionale sta causando migliaia di vittime civili.

La manifestazione per la parità salariale di qualche settimana fa, che ha visto la partecipazione di 20’000 persone, ha portato i suoi frutti: la nuova legge sulla parità è stata approvata in Consiglio nazionale! La versione finale è stata annacquata molto rispetto alla proposta iniziale di Sommaruga, limitando i controlli salariali alle imprese con oltre 100 impiegati e rinunciando a sanzioni in caso di infrazioni. Un passo in avanti, piccolo, ma comunque in avanti. Continuiamo così e soprattutto mettiamo al centro dell’agenda politica il tema della politica di genere e della lotta alle discriminazione legate al sesso! Per raggiungere questi obiettivi infatti, collettivi di donne, sindacati e partiti di sinistra stanno lavorando per uno sciopero delle donne il 14 giugno 2019.

 

 

Trovate più informazioni sulla mia attività politica sulla mia pagina web. Potete anche seguirmi sulla mia pagina facebook, il mio canale twitter o il mio profilo instagram. Contattatemi pure, volentieri rispondo alle vostre domande o raccolgo le vostre idee.

Grazie per la vostra attenzione e il vostro sostegno!

Vi auguro un buon week-end!

Marina Carobbio

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Il 25 novembre saremo chiamati a votare su due temi molto importanti. Ci dovremo infatti esprimere sull’iniziativa dell’UDC, detta sull’autodeterminazione che è un’iniziativa contro i diritti umani. Essa mira infatti a rimettere in questione l’adesione della Svizzera alla Convenzione Europea dei Diritti Umani, la CEDU. Concretamente un ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo perderebbe tutto il suo senso poiché le decisioni della Corte che sarebbero contrarie al diritto svizzero non verrebbero applicate. Ogni persona residente in Svizzera si vedrebbe così privata della protezione che offre attualmente la CEDU dalle violazioni dei diritti umani. Eppure la corte e la Convenzione europea dei diritti umani sono state determinanti per molte decisioni prese in Svizzera, quali il diritto di voto alle donne o il riconoscimento delle vittime dell’amianto. Il diritto internazionale protegge i piccoli paesi come la Svizzera dalle politiche di potere delle grandi potenze mondiali. Diciamo No all’iniziativa sull’autodeterminazione che vuole indebolire le fondamenta della democrazia svizzera ed emarginare il nostro paese dal punto di vista economico e della politica estera.

Il secondo oggetto riguarda la revisione della legge per la sorveglianza degli assicurati e delle assicurate, che darà agli spioni privati delle assicurazioni competenze più estese di quelle del Servizio delle attività informative o della polizia. Se accettata, questa legge permetterà alle assicurazioni sociali di decidere ampie misure di sorveglianza senza richiedere l’autorizzazione di un giudice. A differenza della polizia potranno fotografare o filmare dalla strada le persone sul loro balcone, nel loro giardino e addirittura nel loro appartamento senza autorizzazione di un giudice. Solo per l’utilizzo della strumentazione tecnica per localizzare gli assicurati occorrerà un’autorizzazione del giudice e in tal caso i detective potranno addirittura fare uso di droni o di localizzatori satellitari. Mentre non si lotta a sufficienza contro l’evasione fiscale, ecco che la nuova base legale sulla sorveglianza mette uno contro l’altro i cittadini e le persone a cui serve assistenza vengono esposte al sospetto generale, avvilite e sminuite. Votiamo No alla revisione della legge per la sorveglianza degli assicurati e delle assicurate.

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No all’iniziativa contro i diritti umani – conferenza stampa https://marinacarobbio.ch/2018/10/16/no-iniziativa-autodeterminazione/ https://marinacarobbio.ch/2018/10/16/no-iniziativa-autodeterminazione/#respond Tue, 16 Oct 2018 08:25:26 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3015 Ecco il mio intervento alla Conferenza stampa per lanciare la campagna contraria all’iniziativa per l’autodeterminazione. Trovate qui altre informazioni sul comitato contraria.  L’iniziativa dell’UDC vuole...

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Ecco il mio intervento alla Conferenza stampa per lanciare la campagna contraria all’iniziativa per l’autodeterminazione. Trovate qui altre informazioni sul comitato contraria. 

L’iniziativa dell’UDC vuole anteporre gli interessi dell’UDC a quelli nazionali e internazionali, in barba anche alla protezione dei diritti umani. Eppure i diritti umani non sono sempre acquisti, vanno difesi. Un’istanza superiore che permette di statuire quando essi sono minacciati è fondamentale. In Svizzera non esiste un Tribunale costituzionale che verifica la compatibilità delle leggi approvate con la Costituzione. Qualsiasi persona che ritiene che i suoi diritti umani siano stati lesi da una sentenza del Tribunale federale può depositare un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo.

Grazie alla ratifica della Convenzione europea dei diritti umani la Svizzera ha modificato, nel 1986, il codice di diritto civile affinché fosse abolita la detenzione amministrativa che fino ad inizio degli anni ottanta aveva privato delle persone dei loro diritti, costringendo ad internamenti coatti  bambini e adulti, procedendo al collocamento extra-famigliare di minorenni, alle sterilizzazioni e agli aborti forzati, alla violazione dei diritti riproduttivi.

Sempre grazie ad un ricorso alla Corte europea dei diritti umani è stato possibile riconoscere il diritto delle persone che si sono malate di amianto e ai loro famigliari di chiedere i risarcimenti alle ditte responsabili, diritti che invece i tribunali svizzeri riteneva in prescrizione. E sempre la CEDU ha avuto un ruolo importante per affiancare il movimento delle donne per ottenere il diritto di voto. La Svizzera ha infatti potuto firmare la convenzione solo nel 1974 perché fino al 1971 non aveva concesso il diritto di voto alle donne!

Ora l’iniziativa detta per l’autodeterminazione, ma che meglio sarebbe chiamare iniziativa contro i diritti umani, vuole mettere in discussione non solo la sottoscrizione di futuri trattati internazionali ma mette a rischio anche quelli già esistenti, come l’adesione alla Convenzione europea per i diritti umani.

Proponendo la modifica di cinque articoli costituzionali, l’iniziativa intende imporre il primato della Costituzione svizzera sul diritto internazionale. Secondo gli iniziativisti – cito dal sito dell’iniziativa – «politici, funzionari e professori tentano di limitare i diritti democratici e adottano sempre più spesso il punto di vista secondo il quale il diritto straniero, dei giudici e dei tribunali stranieri, conta di più che il diritto svizzero, approvato da popolo e Cantoni». Per questo motivo la loro iniziativa sarebbe necessaria per rafforzare la democrazia diretta e fare del diritto stabilito dal popolo e dai Cantoni la fonte suprema del diritto svizzero.

Il vero obiettivo dell’iniziativa è però un altro, ossia la rimessa in questione dell’adesione della Svizzera alla Convenzione Europea dei Diritti Umani, la CEDU. Concretamente, il Tribunale federale non potrebbe da una parte più annullare decisioni sulla base della loro incompatibilità con il diritto internazionale e, d’altro canto, un ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo perderebbe tutto il suo senso poiché le decisioni della Corte che sarebbero contrarie al diritto svizzero non verrebbero comunque applicate. Ogni persona residente in Svizzera si vedrebbe così privata della protezione che offre attualmente la CEDU dalle violazioni dei diritti umani.

La Corte europea dei diritti dell’uomo, dovrebbe essere inutile precisarlo, non è un organo politico, non ha obiettivi nascosti e soprattutto non cerca di limitare la democrazia e aiutare i governi a rifiutare di mettere in atto il loro proprio diritto nazionale quando non lo condividono. La Corte di Strasburgo si limita ad applicare il diritto tenendo in considerazione non solo le legislazioni nazionali, ma anche e soprattutto le norme che sono state stabilite e riconosciute dalla comunità internazionale. Secondariamente i giudici non sono “stranieri”, ma un giudice per ciascuno Stato membro. Anche la Svizzera è quindi ovviamente rappresentata.

Siamo un paese conosciuto a livello internazionale per il nostro impegno e il nostro ruolo di precursore in ambito di protezione dei diritti umani. Proprio in tempi come quelli attuali, in cui molti Stati nazionali stanno mettendo in dubbio diritti fondamentali per i loro cittadini e le loro cittadine, dobbiamo continuare a portare avanti questa nostra tradizione.

I diritti umani proteggono ognuno di noi dall’arbitrarietà dello Stato e sono le fondamenta della democrazia, della sicurezza e della libertà in Svizzera. Difendiamoli da questa iniziativa che non si batte per l’autodeterminazione, ma contro i diritti umani!

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