Cooperazione allo sviluppo – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch Benvenuti, Herzlich Willkommen, Bienvenue Thu, 01 Aug 2019 13:30:00 +0000 it-IT hourly 1 https://marinacarobbio.ch/wp-content/uploads/sites/4/2017/05/cropped-logo-PS-32x32.png Cooperazione allo sviluppo – Marina Carobbio Guscetti https://marinacarobbio.ch 32 32 Allocuzione primo agosto – La Svizzera da festeggiare https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/ https://marinacarobbio.ch/2019/08/01/allocuzione-primo-agosto-la-svizzera-da-festeggiare/#comments Thu, 01 Aug 2019 12:19:24 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4088 Care amiche e cari amici Gentili signore ed egregi signori Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante...

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Care amiche e cari amici
Gentili signore ed egregi signori

Il primo d’agosto. La festa della patria. Il compleanno della Svizzera. La festa nazionale. Tante denominazioni per indicare questa giornata, che rispecchiano la varietà della Svizzera stessa e di come ognuno di noi la definisce.

Io sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Henry Dunant e del suo prezioso retaggio umanitario che ci ha trasmesso quale fondatore della Croce Rossa. Sconvolto dall’orribile carneficina della battaglia di Solferino nella metà del 1800, Dunant lancia un appello per la creazione, in ogni Stato, di società di soccorso e invita a definire dei principi internazionali condivisi oltre gli steccati nazionali. Dunant getta così le fondamenta del futuro diritto internazionale umanitario. Sono passati oltre 150 anni, ma finché l’uccisione e lo stupro di persone civili, i soldati-bambini, la tortura e più in generale la guerra persisteranno, il suo impegno deve venir portato avanti e anche la Svizzera deve prendere sul serio la propria responsabilità in questi conflitti.

E sono qui oggi a festeggiare la Svizzera di Iris von Roten e del suo femminismo moderno e provocatorio descritto in “Frauen im Laufgitter”. Un’adeguata assicurazione maternità, asili nidi per favorire la conciliabilità lavoro e famiglia, la liberazione anche sessuale della donna: rivendicazioni radicali, in particolare se poste negli anni cinquanta, tant’è che sono tuttora attuali e hanno accompagnato anche il recente sciopero femminista. Centinaia di migliaia di donne che scendono in piazza per rivendicare pari diritti e opportunità, non sanciti unicamente dalla costituzione, ma garantiti effettivamente in tutti gli ambiti della vita.

Sono qui a festeggiare questa incredibile mobilizzazione sociale. E a festeggiare la Svizzera di Paul Grüninger. Condannato per aver salvato ebrei in fuga dal nazionalsocialismo facendoli entrare illegalmente in Svizzera, per poi venir successivamente riabilitato e premiato per il suo coraggio e impegno per salvare la cosa più sacra di tutte. La vita umana. Una storia dai chiari parallelismi a una figura di grande attualità, il cui impegno è simbolico per l’epoca nella quale viviamo: un’epoca in cui si costruiscono muri – visibili e invisibili, reali e immaginari – tra persone divise in categorie. Uomini e donne; svizzeri e stranieri; privilegiati e non privilegiati. Differenziazioni che si assottigliano nella rigida dicotomia “giusto e sbagliato”.
Viviamo in un’epoca in cui sessismo e razzismo stanno prendendo piede; ma che per fortuna stanno provocando anche una forte reazione, un movimento sociale nato dal basso; un movimento variegato e pluralista che si impegna per l’uguaglianza e la solidarietà.

Sono qui oggi anche a festeggiare la Svizzera di Sohail Ajab Khan, perché non bisogna avere il passaporto rossocrociato per far parte del nostro paese e per contribuire al nostro sviluppo comune. Permettimi di ringraziarti di cuore, caro Sohail, per il tuo impegno. In un’intervista alla “Luzerner Zeitung” e a “La Regione”, hai spiegato cosa ti ha spinto a iniziare il tuo progetto integrativo “Education for integration”. Dici che la lingua è l’aspetto più importante nell’integrazione; che senza sapere la lingua del posto non si riesce ad entrare in contatto con le persone e trovare un lavoro. Concordo pienamente: la lingua è molto di più delle parole che usiamo per esprimerci; la lingua è lo strumento di socializzazione e di interazione. In un paese plurilinguista come la Svizzera, e non mi riferisco solo alle 4 lingue ufficiali del paese ma anche a tutti quelli idiomi di tutto il mondo che si parlano quotidianamente nelle case svizzere, la lingua è un aspetto centrale che ci definisce. La nostra più grande ricchezza è proprio questa varietà linguistica e culturale, che va difesa e valorizzata.

 

Uno dei due temi che ho voluto portare avanti durante la mia Presidenza del Consiglio nazionale, assieme al promovimento delle donne in politica, è proprio legato alla lingua e alla cultura. La decisione di condurre i dibattiti parlamentari in italiano vuole dare alla nostra lingua il giusto spazio che si merita in politica, sperando che questo possa rafforzarla anche in altri ambiti. Lo scopo ultimo non si limita però all’italiano in sé, ma vuole essere il mio contributo, grazie anche alla visibilità della carica di Presidente del Consiglio nazionale, per dare una voce a chi non ce l’ha e non riesce a farsi sentire. Alle minoranze di qualsiasi tipo, gli italofoni, le donne, le persone con un passato migratorio, i sans-papiers e molti altri.

Si dice che la forza di un paese si misura in base al benessere delle sue fasce più deboli. Sì, e anche la Svizzera può e deve fare di più in questo ambito: siamo uno dei paesi più ricchi al mondo ma anche da noi la povertà esiste; anche da noi le donne non hanno ancora le stesse opportunità degli uomini; anche da noi gli stranieri vengono discriminati.

In quanto presidente del Consiglio nazionale ho pure l’opportunità di visitare altri paesi per degli incontri ufficiali. In Ruanda, in Mozambico e in Mongolia, ho visitato progetti sostenuti dalla cooperazione svizzera allo sviluppo e di ONG svizzere e ticinesi. Ho toccato per mano la solidarietà verso chi è meno fortunato e l’importanza per il nostro paese di essere presente nella cooperazione. Cooperazione allo sviluppo che deve continuare ad essere uno degli ambiti prioritari della nostra politica estera. Durante questi viaggi ho conosciuto popoli fieri delle loro culture, delle loro tradizioni e della loro identità, così come in Svizzera siamo fieri della nostra identità di paese plurilingue. Un paese, il nostro, che deve continuare a far coesistere lingue e culture diverse e garantire la coesione nazionale e sociale abbattendo le disuguaglianze e le paure.

Io, voi e molti altri non qui presenti oggi portiamo avanti l’idea e la speranza di una Svizzera diversa, capace di continuare il lavoro di Dunant, Von Roten e Grüninger, ma anche di dare voce e opportunità a persone come Sohail Ajab Khan e di non lasciare “indietro” chi è in difficoltà. Una Svizzera solidale, multiculturale, aperta, umanitaria e giusta. Grazie mille per il vostro sostegno a realizzare questa visione di Svizzera: grazie per l’invito, ma soprattutto grazie per organizzare questa giornata che sottolinea i valori svizzeri. Grazie, e viva la Svizzera solidale!

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«Uguaglianza e giustizia sociale vanno di pari passo» https://marinacarobbio.ch/2019/06/19/uguaglianza-e-giustizia-sociale-vanno-di-pari-passo/ https://marinacarobbio.ch/2019/06/19/uguaglianza-e-giustizia-sociale-vanno-di-pari-passo/#respond Wed, 19 Jun 2019 12:51:36 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=4038 Ho avuto l’onore di fare un’intervista con “Alliance Sud”, discutendo dei miei viaggi ufficiali in Africa, di donne e di cooperazione allo sviluppo. Trovate qui...

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Ho avuto l’onore di fare un’intervista con “Alliance Sud”, discutendo dei miei viaggi ufficiali in Africa, di donne e di cooperazione allo sviluppo. Trovate qui il risultato pubblicato sulla rivista “Global” e in italiano anche su “Il Corriere degli Italiani” – buona lettura!

 

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Elezioni e viaggio in Africa – Newsletter https://marinacarobbio.ch/2019/04/28/elezioni-e-viaggio-in-africa-newsletter/ https://marinacarobbio.ch/2019/04/28/elezioni-e-viaggio-in-africa-newsletter/#respond Sun, 28 Apr 2019 12:51:09 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3905 Buongiorno, Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!     Elezioni cantonali e federali Le recenti elezioni cantonali sono stata una...

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Buongiorno,

Trovate in questa newsletter informazioni sulla mia attività politica. Buona lettura!
 

 

Elezioni cantonali e federali

Le recenti elezioni cantonali sono stata una vittoria per l’area rosso-verde: abbiamo confermato il seggio PS in Governo con la rielezione di Manuele Bertoli, mantenuto i seggi socialisti in Parlamento e la sinistra radicale li ha aumentati a scapito della destra. Ottimo!

Questo non deve però essere un punto di arrivo, bensì un punto di partenza per costruire un’alleanza progressista più ampia possibile in vista delle elezioni federali dell’autunno e delle comunali tra un anno – solo così sarà possibile a medio-lungo termine costruire una società più giusta e solidale.

Dobbiamo sfruttare questo momento di difficoltà per le forze di destra e riprenderci il secondo seggio progressista in Consiglio nazionale e provare ad ambire con un seggio al Consiglio degli Stati. In tal senso ho annunciato la mia disponibilità a una doppia candidatura se il partito lo vorrà. Trovate quiun’intervista sulla Regione in cui spiego meglio i motivi di questa scelta. Spero di poter contare sul vostro sostegno!

 

 

Viaggio presidenziale in Ruanda e Mozambico

Due settimane fa sono  tornata dal mio viaggio ufficiale, accompagnata da una delegazione parlamentare, in Ruanda e Mozambico. Ho scelto di visitare questi due paesi per vedere da vicino i progetti della cooperazione svizzera allo sviluppo, che svolgono un ruolo molto importante in entrambi i paesi. La politica svizzera allo sviluppo, la promozione della pace e la difesa dei diritti umani devono infatti rimanere tra le priorità della politica svizzera!  In entrambi i paesi le donne sono determinanti per il loro sviluppo. Benché il Ruanda sia il paese al mondo con più donne in parlamento e ciò che ha permesso il varo di leggi per combattere la violenza nei confronti delle donne e dare loro più diritti, le donne  sono comunque ancora spesso vittime di violenze sessuali. È stato quindi importante poter visitare un progetto di aiuto alle vittime di violenza e vedere il ruolo centrale che le donne svolgono  all’interno delle comunità. Il 7 aprile, congiuntamente alla Segretaria di Stato Pascale Baeriswyl, ho rappresentato la Svizzera alle commemorazioni per il 25 anni del genocidio. È stato un momento molto intenso di solidarietà nei confronti delle vittime di questi terribili crimini. Conoscere la storia e quanto avvenuto negli anni novanta in Ruanda è oggi più che mai importante anche perché, purtroppo, ancora oggi in molte parti del mondo assistiamo a gravi violazioni dei diritti umani che colpiscono delle minoranze etniche.

Il Mozambico è uno dei paesi più poveri al mondo, che recentemente è stato devastato dal ciclone Idai: ciò che ha reso ancora più precaria la situazione e le condizioni di vita nelle zone più colpite. Un grazie va quindi al corpo svizzero di aIuto umanitario che è intervenuto subito. Ho avuto l’onore di partecipare al loro congresso annuale a Berna il 29 marzo  (trovate qui il mio discorso), quindi poco prima di partire per l’Africa. Il tema centrale del congresso era l’acqua. L’acqua è un bene che noi consideriamo ovvio, quasi scontato. I cambiamenti climatici che colpiscono il nord come il sud del mondo mostrano in maniera ancora più evidente come questo bene sia tutt’altro che ovvio e vada preservato. Il carattere e le conseguenze sempre più globali delle crisi – pensiamo ai fenomeni migratori- interessano il sud come il nord del mondo, i paesi in via di sviluppo come quelli cosiddetti “sviluppati”. In Mozambico ho potuto vedere da vicino l’importanza di progetti di cooperazione per garantire un approvvigionamento e durevole dell’acqua, così come anche in Ruanda sia importante garantire un buon sistema sanitario  di base, accessibile alla popolazione. Come ho potuto dire in occasione della giornata mondiale contro la Malaria (trovi qui il discorso), la lotta alla malaria come a molte altre malattie e strettamente legata allo sviluppo sociale, economico ed ambientale di un paese al rafforzamento del sistema sanitario. Come Svizzera, paese nel quale sono attive molte ONG, possiamo e dobbiamo continuare a contribuire in maniera efficace alla lotta alla povertà e al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più in difficoltà, così come previsto dall’Agenda 2030 e dagli obiettivi di sviluppo sostenibile: la solidarietà e la lotta alle disuguaglianze sono valori importanti sui quali non si può retrocedere.

 

 

Primo maggio

Tra pochissimo si terrà di nuovo il primo maggio, una manifestazione alla quale partecipo ormai da quando sono una bambina con lo stesso entusiasmo di sempre. Vedere centinaia di persone che scendono in piazza in Ticino a manifestare per i loro diritti e dignità mi danno la forza per portare avanti il mio impegno politico.
Quest’anno ho l’onore di tenere un discorso ad Arbedo-Castione al mattino (locandina) e uno al pomeriggio a Baden (locandina). Mi piacerebbe incontrarvi!
Ci sarà anche un corteo a Locarno organizzato dall’Unione sindacale. Trovate qui la locandina con maggiori informazioni.

 

 

Trovate più informazioni sulla mia attività politica sulla mia pagina web. Potete anche seguirmi sulla mia pagina facebook, il mio profilo instagram o twitter. Contattatemi pure, volentieri rispondo alle vostre domande o raccolgo le vostre idee.

Grazie per la vostra attenzione e il vostro sostegno!

Marina Carobbio

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Evento “World Malaria Day” – discorso https://marinacarobbio.ch/2019/04/25/evento-world-malaria-day-discorso/ https://marinacarobbio.ch/2019/04/25/evento-world-malaria-day-discorso/#respond Thu, 25 Apr 2019 09:29:21 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3900 Gentili Signore ed egregi signori Come medico ho sempre dedicato grande occhio di riguardo alla politica sanitaria, reputando di particolare importanza garantire a tutti l’accesso...

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Gentili Signore ed egregi signori

Come medico ho sempre dedicato grande occhio di riguardo alla politica sanitaria, reputando di particolare importanza garantire a tutti l’accesso a un sistema sanitario di qualità. Purtroppo in molte regioni del mondo questo non è ancora realtà: due settimane fa mi trovavo in viaggio ufficiale legato alla mia Presidenza in Mozambico, un paese con un medico ogni 100’000 abitanti. Facendo un paragone con la popolazione svizzera, questo equivarrebbe a meno di 90 medici in tutta la nazione. Recentemente il ciclone Idai ha devastato il paese: sono almeno mezzo milione le persone che hanno perso la propria casa, decine di migliaia di sfollati vivono in alloggi di emergenza. La zona della catastrofe si estende per centinaia di chilometri, per un totale di 1,8 milioni di persone colpite. Gli aiuti internazionali incontrano enormi problemi, tanto più che molte zone non sono ancora accessibili. A tutto ciò si aggiunge il rischio di un’epidemia di colera e un aumento considerevole dei casi di malaria in una zona già ad alto rischio.

La malaria è una delle malattie più diffuse al mondo, con stime che parlano di quasi 220 milioni di casi nel 2017, responsabili di causare mezzo milione di morti. Il gruppo più vulnerabile sono i bambini sotto i cinque anni, che corrispondono al 60% dei decessi totale. Quasi l’80% dei casi sono concentrati nelle regioni africane e in India, tra cui spicca anche la Tanzania. Ho avuto modo di visitare progetti di lotta alla malaria in questo paese qualche anno fa e di vedere alcune delle storie personali che si nascondono dietro a queste cifre, parlando con sopravvissuti e con persone che hanno perso i loro cari. Nell’aprile 2015, con il Swiss malaria group e altri parlamentari mi sono recata in Tanzania  per farmi un’idea sul posto dei progetti per combattere la malaria. Ho potuto toccare per mano l’importante lavoro svolto da ong svizzere e partner privati in collaborazione con le autorità locali, ma anche di vedere come misure all’apparenza banali quali il lavarsi le mani e lo svuotare i recipienti contenenti acqua stagnante sia fondamentale.  Ho visto medici e personale sanitario prodigarsi in cure di base, ho incontrato donne il cui ruolo è centrale per combattere la povertà, ho incrociato bambini il cui loro futuro dipende anche dall’accesso all’educazione, ho discusso della necessità di accesso ai farmaci contro la malaria spesso difficile se non impossibile a causa dei loro costi e brevetti.

Simili progetti sono nati soprattutto grazie al grande impegno umanitario della comunità internazionale, anche sotto l’egida dell’ONU, per cui la lotta alla malaria è parte integrante dell’agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile. Non solo vi è dedicato un sottopunto specifico – mi riferisco al 3.3 con l’obiettivo di porre fine entro il 2030 alle epidemie di AIDS, tubercolosi, appunto alla malaria e malattie tropicali trascurate; nonché di combattere l’epatite, le malattie di origine idrica e le altre malattie trasmissibili“ – ma è in modo più ampio integrato nell’agenda. Innanzitutto lotta alla malaria significa anche rafforzamento generalizzato del sistema sanitario. Con il decorso estremamente rapido della malattia, che può causare la morte entro 24 ore dalla prima apparsa dei sintomi, la prevenzione risulta ancora più importante. Come mostra il recente caso del Mozambico, catastrofi ambientali, ma anche guerre, sono cause per il crollo di sistemi sanitari già precedentemente precari. È quindi necessario disporre di sistemi sanitari forti e sostenibili, che siano allo stesso tempo integrati nelle strategie e priorità a lungo termine dei singoli paesi e della comunità internazionale.

Lotta alla malaria significa però anche lotta alla povertà, perché la malaria è sia la sua causa che la sua conseguenza. È una malattia che può intrappolare intere nazioni in un circolo vizioso di sottosviluppo, con le fasce più povere della popolazione che sono anche le più vulnerabili all’infezione e al peggioramento dei sintomi. Con il suo sostegno alla lotta contro la malaria, la comunità internazionale contribuisce quindi anche alla spinta globale per eliminare la povertà e promuovere lo sviluppo economico.

Riassumendo, la lotta alla malaria è strettamente legata allo sviluppo sociale, economico ed ambientale dei paesi toccati e passa dalla necessità di un rafforzamento dei sistemi sanitari. Ne risulta che la malaria e la salute sono una preoccupazione mondiale e un fattore chiave per lo sviluppo sostenibile, che non a caso l’Agenda 2030 dell’ONU e i suoi 17 obiettivi definiscono come una sfida globale che non può venir affrontata isolatamente. Occorre un impegno da parte di tutti gli attori coinvolti – dai privati, alle OGN ai singoli Stati. Come Svizzera abbiamo in modo particolare una grande responsabilità, da più punti di vista. Innanzitutto come uno dei paesi più ricchi al mondo abbiamo la possibilità di sostenere finanziariamente progetti in ambito di lotta alla malaria, aumentando invece di tagliare i nostri fondi dedicati alla cooperazione allo sviluppo.

La Svizzera è però anche sede dell’industria farmaceutica rinomata a livello mondiale per il suo alto livello, in grado di sviluppare medicamenti innovativi e, chi lo sa, forse un giorno riuscire a fermare la trasmissione della malattia. Questa ricerca va promossa, garantendo poi però l’accesso ai medicamenti anche alle regioni più povere. La Svizzera è infine anche sede delle maggiori organizzazioni internazionale, dall’ONU alla Croce Rossa, passando per migliaia e migliaia di ONG.

Come Svizzera possiamo e dobbiamo fare di più nella lotta alla malaria: il nostro grande contributo va portato avanti e rafforzato! Saluto con particolare piacere progetti come quello di “Medicines for Malaria Venture”, un partenariato pubblico-privato di cui la Confederazione è stato un fondatore vent’anni fa. Unendo sotto un cappello vari attori e soprattutto i vari ambiti d’azione, “Medicines for Malaria Venture” svolge un ruolo fondamentale dall’impatto notevole nel debellare alla radice questa terribile malattia.

Desidero ringraziarvi di cuore per il vostro impegno: come medico, come politica, come Presidente del Parlamento svizzero, ma soprattutto come cittadina che ha visto come la malaria può distruggere un paese e i suoi abitanti. Grazie!

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Acqua e crisi – Conferenza annuale aiuto umanitario https://marinacarobbio.ch/2019/03/29/acqua-e-crisi-conferenza-annuale-aiuto-umanitario/ https://marinacarobbio.ch/2019/03/29/acqua-e-crisi-conferenza-annuale-aiuto-umanitario/#respond Fri, 29 Mar 2019 16:18:34 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3874 Oggi ho avuto l’onore di intervenire alla conferenza annuale dell’aiuto umanitario e della cooperazione allo sviluppo del Dipartimento degli Affari esteri. Il tema era “acqua...

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Oggi ho avuto l’onore di intervenire alla conferenza annuale dell’aiuto umanitario e della cooperazione allo sviluppo del Dipartimento degli Affari esteri. Il tema era “acqua e crisi”. Trovate qui maggiori informazioni e qui sotto il mio discorso, buona lettura! 

 

Gentile signore egregi signori,

Egregio ambasciatore sig. Bessler,

Colleghi e colleghe consiglieri nazionali e al consiglio degli Stati,

 

Wir haben es gehört: Der letzte Sommer war der viertheissteste in der Schweizer Geschichte. In wenigen Jahren hat die Schweiz ihre drei heissesten Sommer seit Messbeginn im Jahr 1864 erfahren. Gerade als Tessinerin bleibt mir das in deutlicher Erinnerung. Regenmangel und grosse Hitze lösten Waldbrände im Tessin aus, die die Menschen gefährlich bedrohten. Der Begriff «Tessin – Sonnenterrasse der Schweiz» kann in solch einem Moment nicht ironischer sein. Der Begriff «Schweiz – Wasserschloss Europas» ebenso.

Letztes Jahr hat man gesehen: Auch dem Wasserschloss Schweiz könnte sein Wasser ausgehen. Die Rheinschifffahrt musste zum ersten Mal eingestellt werden, schlicht und einfach, weil im Rhein nicht mehr genügend Wasser war. Dies wiederum hat zu Knappheit der Treibstoffversorgung in der Schweiz geführt und die Schweiz musste ihre strategischen Treibstoffreserven anbrauchen. Natürlich, Wasser zum Trinken, Duschen, Schwimmen blieb uns nach wie vor genug. Die Landwirtschaft beispielsweise, der Schiffverkehr oder die Tessiner Wälder hingegen haben die Wasserknappheit deutlich zu spüren bekommen.

Dass plötzlich nichts mehr aus Wasserhähnen tropfen könnte, das ist kein unrealistisches Szenario. Schauen Sie sich die Touristenmetropole Kapstadt in Südafrika an. Letzten April drohte aufgrund wiederholter regenarmer Perioden der Metropole im südlichen Afrika das Wasser auszugehen. Den Tag, an dem aus den Wasserhähnen nichts mehr geflossen wäre – den Tag Zero – konnte Kapstadt gerade noch abwenden.

Doch zuvor herrschte lange Zeit Bangen und Panik. Die Regierung verhängte Richtlinien: Menschen, die ihre Autos reinigten oder ihre Gärten bewässerten, machten sich auf einmal strafbar. Die Bevölkerung Kapstadts war angehalten, beim Duschen oder Wäschewaschen das Wasser aufzufangen und es fürs Toilettenspülen zu benutzen. Sie sollten nicht mehr als die von der Weltgesundheitsorganisation als Mindestrichtwert für Verpflegung und Körperhygiene festgelegten 50 Liter pro Tag und pro Person verbrauchen. Kurz und gut: sie sollten ihren Wasserverbrauch auf ein Viertel dessen, was sie sich gewohnt waren, reduzieren. Hamsterkäufe waren die Konsequenz: Die Lebensmittelgeschäfte in der ganzen Stadt hatten innert weniger Tage keine einzige Wasserflasche mehr in den Regalen stehen.

Se dovessi fare una scorta di bottiglie d’acqua in Svizzera per cosiddetto il Giorno Zero e riempire la mia cantina di circa 20 m2 con bottiglie d’acqua, allora saprei che per me, i miei due figli e mio marito, la fornitura durerebbe solamente 40 giorni. Perché, come a Città del Capo, anche in Svizzera siamo abituati a un consumo abbondante di acqua. Nel nostro paese, una persona utilizza mediamente 162 litri d’acqua al giorno.

L’acqua è un bene che noi consideriamo ovvio, quasi scontato. Il fatto che l’acqua possa essere così ovvia per noi è dovuto anche al fatto che la Svizzera dispone di una lunga e comprovata esperienza nella depurazione e distribuzione dell’acqua – una competenza nel settore idrico in generale.

I cambiamenti climatici che colpiscono il nord come il sud del mondo mostrano in maniera ancora più evidente come questo bene sia tutt’altro che ovvio e vada preservato. Il carattere e le conseguenze sempre più globali delle crisi- pensiamo ai fenomeni migratori- interessano il sud come il nord del mondo, i paesi in via di sviluppo come quelli cosiddetti “sviluppati”.

Diese Expertise in die Dienste der Schweizer Bevölkerung zu stellen, ist naheliegend. Diese Expertise ins Ausland zu exportieren, ist ebenfalls ein Interesse der Schweiz und stärkt unsere global anerkannte Innovationskraft. Diese Expertise für die humanitäre Sache einzusetzen, das ist nicht nur ein Interesse, sondern ein humanitärer Imperativ. Es ist Ausdruck gelebter Tradition, der humanitären Tradition der Schweiz. Sei das bei der grossen Flut in Sachsen, Deutschland, vor 16 Jahren, sei das nach dem Erdbeben in Indonesien letztes Jahr oder im Flüchtlingscamp Cox’s Bazar in Bangladesch dieses Jahr.

Humanitäre Tradition, das ist also Engagement auf der Basis ausgewiesener Kompetenzen. Wasser ist wohl das beste Beispiel dafür, wie die Schweiz heute auf moderne Weise ihre humanitäre Tradition weiterlebt. Es ist in unserem Interesse als Schweiz, dieser Tradition Sorge zu tragen.

Nichts verkörpert das Bild der humanitären Schweiz besser als das Schweizerische Korps für Humanitäre Hilfe – das SKH. Ich als Vertreterin eines Milizsystems in der Politik habe besondere Sympathie für das humanitäre Milizsystem des SKH, dass den Bürgern und Bürgerinnen ermöglicht, den Bedürftigen zu helfen. Ich begrüsse es, dass 700 Freiwillige aus der ganzen Schweiz für humanitäre Notfälle oder als Expertinnen und Experten zu humanitären Organisationen in die ganze Welt entsandt werden – im Namen der Schweiz und in Solidarität mit denen in Not.

Kurz: Das SKH steht für eine Schweiz, die nicht einfach zuschaut, sondern eine Schweiz, die agiert. Dafür stehen Sie, liebe Mitglieder des SKH hier im Saal.

 

Mesdames et messieurs,

En tant que médicin et politicienne je m’engage pour celles et ceux qui mènent une vie dure. Lorsque j’ai pris les fonctions de Présidente du Conseil national – la plus haute fonction en Suisse – je me suis promis une chose : donner ma voix aux personnes que l’on n’entend pas souvent : les femmes, les minorités linguistiques et culturelles ainsi que les plus faibles.

Vous, les membres du Corps suisse d’aide humanitaire (CSA), vous venez en aide à des gens dans la détresse ; des personnes qui ne trouvent pas d’écoute et qui sont privées de dignité. Vous mettez ces individus au cœur de votre engagement.

Et cet engagement me rend fière de l’action humanitaire de la Suisse.

 

Je suis fière qu’aujourd’hui, dans le désert éthiopien, une bernoise travaille ensemble avec des spécialistes éthiopiens pour trouver de l’eau souterraine afin de soulager les souffrances des populations affectées par la sécheresse. Je suis fière, qu’aujourd’hui un médecin tessinois se consacre à l’amélioration des conditions d’hygiène pour les réfugiés Royingyas à Cox’s Bazar au Bangladesh. Je suis fière, qu’aujourd’hui une hydrogéologue saint-galloise et ses collègues du CSA soutiennent les personnes affectées par le cyclone Idai au Mozambique. Dans 10 jours , je visiterai ce pays dans le cadre de ma visite officielle comme Présidente du Conseil national. Je me réjouis de voir ce que les équipes suisses ont réalisé sur place.

L’eau est souvent associée à la pureté. Pourtant, les thèmes autour de l’eau évoquent aussi des aspects tabous de notre société, aussi bien en Suisse qu’à l’étranger. Des tabous sur lesquels nous faisons volontiers l’impasse. Les tabous dont nous ne voulons pas connaître les détails.

Ces tabous ne devraient pas être relégués au second plan. Car il peut s’agir de questions de vie ou de mort. C’est pourquoi, il est d’autant plus important que l’Aide humanitaire ne ferme pas les yeux sur ces tabous et qu’elle les aborde.

 

Lassen Sie mich konkret sein: Es kann nicht sein, dass jeden Monat Mädchen und Frauen während ihrer Periode fünf Tage lang nicht zur Schule oder Arbeit gehen, nur weil die Hygienebedingungen auf den Toiletten so misslich sind. Mädchen verpassen so wichtigen Schulstoff. Bei Frauen schlagen sich die fehlenden Arbeitstage in geringeren Einkommen nieder.

Es kann auch nicht sein, dass ohnehin unterernährte Frauen auf der Flucht und in Flüchtlingslagern noch weniger essen und trinken, um sich nachts nicht auf den gefährlichen Weg zur Toilette machen zu müssen.

Als Ärztin und als Politikerin berührt mich das und ich bin somit von der wichtigen Arbeit der humanitären Schweiz überzeugt. Als Politikerin setze ich mich dafür ein, dass das Engagement der humanitären Schweiz, dass Ihr Engagement, meine Damen und Herren, einen prominenten Platz auf dem Parkett der Nationalpolitik findet. Sie als humanitäre Expertinnen und Experten setzten sich im Namen der Schweiz dafür ein, dass weltweit Leben gerettet und leiden gelindert werden. Dafür danke ich Ihnen.

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Salute per tutti, per ognuno ovunque https://marinacarobbio.ch/2019/01/31/salute-per-tutti-per-ognuno-ovunque/ https://marinacarobbio.ch/2019/01/31/salute-per-tutti-per-ognuno-ovunque/#comments Thu, 31 Jan 2019 16:36:04 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3778 Prefazione al manifesto della rete Medicus Mundi Svizzera Non solo nei paesi poveri, anche in Svizzera non tutti hanno l’accesso all’assistenza sanitaria e godono del diritto...

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Prefazione al manifesto della rete Medicus Mundi Svizzera

Non solo nei paesi poveri, anche in Svizzera non tutti hanno l’accesso all’assistenza sanitaria e godono del diritto alla salute. Pubblicato di recente, il manifesto della rete Medicus Mundi Svizzera fornisce un importante contributo al dibattito sul ruolo della politica e della società civile nell’attuazione dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite, scrive la Presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio.

Il 25-26 ottobre 2018 ha avuto luogo ad Astana, in Kazakistan, la Conferenza globale sull’assistenza sanitaria primaria con lo scopo di raggiungere la copertura sanitaria universale e gli obiettivi di sviluppo sostenibile. La conferenza ha avuto luogo a 40 anni di distanza dalla dichiarazione di Alma Ata e rilancia giustamente il dibattito sulla necessità di investire nelle cure di base. La dichiarazione che è scaturita da questa conferenza è stata adottata all’unanimità dai 197 Stati membri dell’Organizzazione mondiale della sanità e conferma, 40 anni dopo, i valori e i principi enunciati nella Dichiarazione di Alma Ata e in particolare il diritto alla salute per tutti e i principi di giustizia sociale e solidarietà. Un passo importante al quale devono ora seguire sforzi concreti. La metà della popolazione mondiale non ha accesso, se non parzialmente, ai servizi sanitari essenziali, come risulta da un rapporto congiunto dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e della Banca mondiale pubblicato nel 2017Secondo l’OMS circa 100 milioni di persone si trovano in una condizione di povertà estrema (sotto 1,90 dollari al giorno) a causa di spese sanitarie e il 12% della popolazione mondiale spende il 10% del suo reddito per spese legate alla salute. Il diritto alla salute è messo in discussione non solo nei paesi più poveri ma anche in Svizzera, dove l’aumento dei premi per l’assicurazione malattia sommati ai cosiddetti costi “out of pocket “, ossia quelle spese prese a carico direttamente dagli assicurati, fan sì che la sanità diventi un peso insopportabile per molte economie domestiche.

Certo, globalmente, negli ultimi anni ci sono stati anche importanti progressi, ad esempio nella lotta alla malaria o alla tubercolosi. I risultati sono però al di sotto delle aspettative, in particolare per quanto riguarda la riduzione della mortalità materna ed infantile che non ha raggiunto quanto previsto dagli Obiettivi del Millennio. In molti paesi si assiste al crollo di sistemi sanitari a causa di guerre e carestie, in altri paesi la sanità diventa sempre più oggetto di interessi particolari che fanno del profitto il loro obiettivo primario, in altri ancora le privatizzazioni commercializzano l’offerta delle cure. Accanto a ciò assistiamo all’aumento preoccupante delle malattie non trasmissibili, quali obesità, diabete e malattie cardiovascolari, anche nei paesi più poveri.

La salute come fattore di sviluppo va presa sul serio

L’accesso alla salute è considerato tra i fattori centrali per lo sviluppo di ogni paese, accanto a un approccio globale: quanto vale qui, deve valere anche per i paesi più poveri. E’ il caso della scarsa disponibilità di certi medicamenti a causa di prezzi eccessivi: nel mondo più di due miliardi di persone non hanno accesso ai medicamenti essenziali. In Svizzera il mancato rimborso di farmaci per malattie rare o per cure oncologiche causa una medicina a due velocità. In entrambi i casi si devono diminuire i prezzi dei medicamenti e renderli disponibili laddove necessario, anche quando sono protetti da patenti.

Se la conferenza di Astana riconosce il diritto alla salute per tutti, per raggiungerla è necessario rafforzare i sistemi sanitari pubblici, garantendo l’accesso a tutta la popolazione a cure sanitarie di qualità, partendo dalle cure sanitarie di base. L’agenda dell’ONU 2030 e i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) definiscono lo sviluppo sostenibile come sfida globale, che non può essere trattata in maniera isolata bensì deve tener conto degli altri fattori. Parte da qui, il Manifesto “Salute per tutti nell’arco di una generazione” pubblicato da Medicus Mundi Svizzera in occasione del quarantesimo anniversario della dichiarazione di Alma Ata. Esso è un contributo importante alla discussione del ruolo della politica e delle organizzazioni non governative per raggiungere l’obiettivo dell’OMS: salute per tutti, per ognuno ovunque.

Marina Carobbio Guscetti, medico, Presidente del Consiglio nazionale 2018-2019 e copresidente dell’Organizzazione membro MMS “Associazione per l’aiuto medico al Centro America” (AMCA).

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Femminismo e solidarietà internazionale – intervista https://marinacarobbio.ch/2018/12/05/femminismo-e-solidarieta-internazionale-intervista/ https://marinacarobbio.ch/2018/12/05/femminismo-e-solidarieta-internazionale-intervista/#respond Wed, 05 Dec 2018 17:34:09 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=3681 Componenti essenziali di un nuovo paradigma della società Femminismo e solidarietà internazionale Intervista con Marina Carobbio, nuova presidente del Parlamento svizzero Di Sergio Ferrari*  ...

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Componenti essenziali di un nuovo paradigma della società

Femminismo e solidarietà internazionale

Intervista con Marina Carobbio, nuova presidente del Parlamento svizzero

Di Sergio Ferrari*

 

Un nuovo paradigma della società – necessario sia per la Svizzera, sia per il pianeta – non deve solamente integrare la ridefinizione dell’equità sociale, ma anche il ruolo essenziale delle donne. È questa è l’opinione della consigliera nazionale, militante associativa e femminista, Marina Carobbio. Medico di professione; parlamentare nazionale del Partito Socialista  (Ticino) dal 2007, Marina Carobbio è appena stata eletta il 26 novembre 2018  alla carica di presidente del Consiglio Nazionale per il periodo 2018-2019. La Signora Carobbio è anche co-presidente dell’Associazione Aiuto Medico al Centro America (AMCA), una ONG ticinese attiva nella cooperazione solidale e membro della piattaforma UNITÉ.

Domanda: Prima cittadina svizzera, come si definisce la presidente della Camera dei deputati, militante femminista e associativa … Cosa significa per lei il femminismo o «essere femminista»?

Marina Carobbio (MC) : Più che una questione di sesso, si tratta di valori e di una scelta della società, o meglio, direi che è un’opportunità. Non si tratta solamente di pensare alle pari opportunità tra uomini e donne, ma anche di non discriminare dei settori e delle minoranze. Questo implica la prospettiva di un cambio di paradigma della società e il modo di concepire il potere. Anche se ci sono state delle donne attive nel mondo politico, l’aspetto patriarcale e maschile continua a prevalere. Direi anche che il femminismo è una visione che ha una validità globale e che tenta di rispondere ad un problema trasversale che esiste sia in Svizzera, sia in Europa, o al Nord e al Sud.

Fronte e retro di un altro modello di società globale

D: Nella sua visione, il femminismo e l’equità del pianeta sarebbero quindi le due facce della stessa medaglia?

MC: Senza dubbio. Non li possiamo separare. Secondo la mia esperienza personale, se proclamiamo la giustizia sociale dobbiamo poi obbligatoriamente integrare il femminismo nella lotta contro tutti i tipi di discriminazione.

Riguardo alla relazione Nord-Sud, nei paesi denominati « poveri » o « in via di sviluppo », una parte essenziale dei grandi sacrifici quotidiani ricade sulle spalle delle donne.

In Svizzera, tra l’altro, viviamo il fenomeno della precarizzazione delle donne che genera, ad esempio, la lotta per l’equità salariale, di cui un esempio significativo è stata la mobilitazione nazionale dello scorso 22 settembre. A Sud sono le donne che affrontano le sfide più importanti, assicurando spesso la sopravvivenza di tutta la famiglia. Sono le donne le principali attrici delle loro stesse rivendicazioni e le artigiane di svariate battaglie quotidiane…

D: Affrontare ogni tipo di discriminazione implica una visione ampia e integrativa del femminismo. Ampia tanto da includere anche gli uomini?

MC: Sì. In effetti, gli uomini hanno un ruolo importante. Devono essere coinvolti in questa lotta comune per una società più giusta, solidale e non discriminante. Bisogna spiegare, convincerli, mostrare loro i vantaggi dell’equità. Questo nuovo modello di società dev’essere costruito da tutti, insieme.

Prospettiva di genere presente in ogni progetto

D: Sfide mondiali comuni… In qualità di co-presidentessa di AMCA – ONG presente a Sud – in che modo è visibile questa prospettiva di genere nell’attività quotidiana della vostra organizzazione?

MC: Ci sono molti modi ed esempi. Abbiamo appena attualizzato la Carta dei Principi di AMCA rafforzando la prospettiva di genere. Inoltre, se esaminiamo la nostra struttura, nel segretariato vi è soprattutto una presenza femminile, donne che hanno un ruolo centrale nell’attività della nostra organizzazione. Nel comitato vi è una buona partecipazione femminile e siamo due co-presidenti donne. Le donne sono numerose anche tra i nostri cooperanti e volontari, che hanno lavorato, e che lavorano oggi a Sud . In tutti i progetti che sosteniamo (la maggior parte nell’ambito della salute e dell’educazione), cerchiamo di fare in modo che ci sia una chiara prospettiva di genere, con dei ruoli centrali attribuiti alle donne. Questa priorità femminile è nel cuore di AMCA. Per il primo semestre 2019, abbiamo programmato in Ticino una giornata di studio sul tema « Salute, cooperazione e genere », con l’idea di invitare alcune donne del Sud che parteciperanno direttamente all’incontro, testimoni dirette delle loro esperienze e realtà.

D: Avete ricevuto importanti apporti da parte dei partner del Sud in merito alla prospettiva di genere?

MC: Certamente. Mi piacerebbe esporre qualche esempio ricordando innanzitutto il contributo delle promotrici storiche del progetto con la Casa Materna di Matagalpa, in Nicaragua. In aprile dello scorso anno abbiamo fatto loro visita. Eravamo cinque donne del comitato di AMCA, accompagnate dalle nostre figlie e figli, tra i 6 ed i 13 anni. Fu un’esperienza emozionante. Abbiamo conosciuto la convinzione e la fierezza di queste donne nell’affermare il  loro diritto di far nascere i bambini senza pericoli e senza rischiare di morire durante il parto. Abbiamo intensamente ammirato la loro profonda saggezza empirica, le loro convinzioni di vita e la loro lotta, che si è protratta per anni, per questa Casa Materna, un concetto che ora è stato ripreso dallo Stato in diverse regioni del paese.

Dall’altro lato, abbiamo incontrato giovani professioniste della salute – medici, infermiere, psicologhe – con responsabilità nel sistema nazionale di salute (del Nicaragua, n.d.t). Esse hanno condiviso con molta convinzione le loro conoscenze, i loro progetti e le loro priorità, basandosi sul diritto fondamentale salute della popolazione alla salute e all’accesso ai programmi di prevenzione e di cura. Queste professioniste hanno sottolineato fermamente che – anche nei paesi poveri dell’America centrale – è necessario garantire un servizio di qualità alle pazienti e ai pazienti colpiti dal cancro…

Imparare dal Sud è inevitabile ed è di grande valore. Io stessa, durante la mia prima esperienza professionale in qualità di studentessa in medicina, negli anni 90, mi ricordo aver imparato molto in America centrale, ad esempio su alcune malattie infantili che non esistevano più in Svizzera. Senza sottostimare, inoltre, l’apporto delle conoscenze ed esperienze trasmesse dalle donne centroamericane, che hanno avuto un ruolo fondamentale nei progetti che AMCA ha sostenuto e continua a sostenere.

D: In merito alla prospettiva di genere, qual è la principale lezione appresa durante i più di 30 anni di vita di AMCA?

MC: Non c’è alcun dubbio; ogni progetto deve includere la componente di genere. Anche se i progetti sono molto specifici, la prospettiva di genere non può mai essere omessa.

D: Una riflessione finale…

MC: Sì, con piacere. Vorrei rilevare l’importanza della cooperazione e della solidarietà internazionali. Questo è uno dei fil rouge della mia attività politica. Bisogna intenderlo in due modi: da una parte ciò che noi possiamo apportare, e dall’altra ciò che noi riceviamo dallo scambio continuo con il nostro partner al Sud, e questo è enorme. Nel 2019, la cooperazione e la prospettiva di genere saranno al centro della mia attività in qualità di presidentessa del Consiglio nazionale. Certamente la mia priorità sarà di dirigere e gestire il Parlamento e il suo funzionamento. Ogni anno, ogni presidente può decidere un tema particolare. Nel mio ruolo di prima cittadina del paese cercherò di trasmettere la mia sensibilità verso il Sud e la mia convinzione rispetto alle esigenze e le priorità di genere – qui in Svizzera e nelle relazioni con il resto del mondo.

 

* in collaborazione con la rivista svizzera Praxis, della piattaforma UNITE

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1. d’agosto: alcune riflessioni https://marinacarobbio.ch/2018/08/01/1-dagosto-alcune-riflessioni/ https://marinacarobbio.ch/2018/08/01/1-dagosto-alcune-riflessioni/#respond Wed, 01 Aug 2018 13:11:30 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=2846 Mi piace il mio paese, le sue montagne, la sua complessità. Sono consapevole di quanto sono stata fortunata a nascere qui e mi rallegro che...

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Mi piace il mio paese, le sue montagne, la sua complessità. Sono consapevole di quanto sono stata fortunata a nascere qui e mi rallegro che si possa celebrare la festa nazionale. Il 1. Agosto è certamente l’occasione per rendere omaggio al nostro paese, che in più occasioni ha saputo integrare culture e lingue diverse, ma deve essere anche un momento per guardare in maniera critica a quanto avviene dentro i nostri confini.

Viviamo in uno Stato con un alto grado di benessere, soprattutto se paragonato alla situazione di molti altri paesi. Ma le disuguaglianze sono un problema anche da noi, e non poche sono le difficoltà che alcuni devono affrontare, così come il divario di chi è ben integrato nella società e chi ne è escluso. Viviamo in un paese economicamente forte, ma nel quale c’è chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, a trovare un lavoro o al quale l’assicurazione malattia si rifiuta si prendere a carico le cure. Siamo contenti di vivere in città e paesi ancora a misura di donna e uomo, ma dobbiamo batterci per evitare lo sperpero del nostro territorio sull’altare di una continua crescita tutt’altro che sostenibile.

Ecco alcuni dei problemi importanti che necessitano di risposte concrete e urgenti da parte della politica e delle cittadine e dei cittadini stessi. Se necessario anche ricorrendo agli strumenti della democrazia diretta come la raccolta di firme per iniziative o referendum, oppure ancora il scendere in piazza a manifestare o scioperare quanto necessario.

Omaggiare il nostro paese e i suoi strumenti democratici, non può farci però distogliere lo sguardo da quanto avviene al di fuori dei nostri confini in posti lontani. Laddove vivono persone che amano a loro volta il loro paese, ma che si trovano in situazioni disperate a causa di guerre, carestie e povertà. Situazioni difficili e precarie anche a causa delle crescenti disuguaglianze, a causa di un nord che ha costruito il suo benessere anche a scapito del sud del mondo. Amare la Svizzera vuol dire perciò anche battersi per far si che essa continui ad essere presente nell’ambito della cooperazione dello sviluppo e che non ne riduca i mezzi a disposizione, che vieti l’esportazione d’armi, che si impegni nei processi di pace e che contribuisca ad affrontare il fenomeno migratorio accogliendo ed aiutando chi fugge da guerre e persecuzioni, affinché sia terra di rifugio e di integrazione come lo già stata in passato.

La celebrazione del 1. Agosto è quindi l’occasione per esprimere il nostro attaccamento al nostro paese, ma anche un momento per ricordare la necessità di più solidarietà dentro e fuori i nostri confini. È però anche l’opportunità per rifiutare categoricamente atteggiamenti razzisti, discriminatoria e sessisti, replicando a chi tenta di legittimare opinioni e comportamenti intolleranti e xenofobi.

Buon 1. Agosto a tutte e tutti voi .

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Newsletter: Retrospettiva sessione estiva, #AnnoDelleDonne e viaggio in Grecia https://marinacarobbio.ch/2018/07/05/newsletter-retrospettiva-sessione-estiva-annodelledonne-e-viaggio-in-grecia/ https://marinacarobbio.ch/2018/07/05/newsletter-retrospettiva-sessione-estiva-annodelledonne-e-viaggio-in-grecia/#comments Thu, 05 Jul 2018 10:25:54 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=2759 Buongiorno, Con un po’ di ritardo vi mando come al solito un breve resoconto della sessione estiva e qualche riflessione su altri avvenimenti delle scorse...

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Buongiorno,

Con un po’ di ritardo vi mando come al solito un breve resoconto della sessione estiva e qualche riflessione su altri avvenimenti delle scorse settimane, che sono state particolarmente intense.
 

 

Retrospettiva sessione estiva

Il tema centrale di questa sessione era l’iniziativa per l’autodeterminazione, lanciata dall’UDC. L’iniziativa vuole rimettere in questione l’adesione della Svizzera alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, la CEDU. Si tratta di un attacco frontale a una tradizione storica del nostro paese: la difesa dei diritti umani. Potete leggere qui il mio intervento in Parlamento. La maggioranza del Parlamento ha respinto l’iniziativa, ma l’ultima parola spetta al popolo che potrà esprimersi questo novembre. La posta in gioco è alta, ecco perché sarà importante essere molto presenti sul territorio e nei media per spiegare le gravi conseguenze che quest’iniziativa avrebbe per la democrazia e i diritti umani.

Altro tema caldo è stata la discussione della legge sulla parità salariale al Consiglio degli Stati: la maggioranza ha deciso che le imprese con oltre 100 impiegati dovranno far svolgere un’analisi sull’uguaglianza dei salari tra i sessi ogni quattro anni, facendola verificare da un organismo indipendente. È sicuramente un passo nella giusta direzione, ma non basta: da 37 anni aspettiamo infatti che la parità salariale venga raggiunta sulla base di controlli volontari; ma comunque secondo i senatori al Consiglio degli Stati non servono sanzioni per le imprese che pagano le donne meno degli uomini! Questo è un altro motivo per cui abbiamo lanciato l’Anno delle Donne (vedi sotto).

Ho presentato infine anche un postulato chiedendo che si metta un limite alle retribuzioni dei dirigenti delle assicurazioni malattia che sono finanziate dall’assicurazione malattia di base. Non può essere che i dirigenti delle casse malati si arricchiscano all’inverosimile mentre la sanità diventa un lusso per molte persone!

 

 

Nessun smantellamento delle misure a difesa dei salari e del lavoro!

Proprio in questi giorni il Consiglio federale discute dell’accordo quadro con l’Unione europea. Per quanto mi riguarda e per il Partito Socialista una cosa è chiara sin d’ora: le misure d’accompagnamento alla libera circolazione non si toccano. Le affermazioni del consigliere federale Cassis, secondo il quale le misure di accompagnamento possono essere riviste, sono inaccettabili! Da ticinese Ignazio Cassis dovrebbe piuttosto battersi per un rafforzamento della protezione delle lavoratrici e dei lavoratori e dei salari, certamente non per uno smantellamento della minima protezione oggi esistente. Certo, ieri il Consiglio federale ha corretto il tiro rispetto alle posizioni di Ignazio Cassis dicendo che le misure di accompagnamento vanno mantenute, ma non possiamo abbassare la guardia, perché il rischio che si mettano in discussione anche le misure esistenti è reale.

 

Considerazioni viaggio in Grecia

Una decina di giorni fa mi sono recata ad Atene con l’associazione “solidarietà con la Grecia” per visitare una clinica di solidarietà sostenuta dalla nostra associazione nell’ambito del progetto portato avanti dall’organizzazione greca  Solidarity4all. Abbiamo avuto l’opportunità di incontrare anche il ministro della sanità e di discutere con alcuni parlamentari greci. Rispetto al 2015, quando è nata la nostra associazione “solidarietà con la Grecia”, la situazione in ambito sanitario è migliorata garantendo l’accesso al sistema sanitario a tutte le persone che vivono in Grecia (più informazioni su questo viaggio sono disponibili in tedesco sul mio sito web).
Durante questo breve viaggio, abbiamo pure visitato pure un campo per rifugiati nei pressi di Atene. Visita che ci ha fatto riflettere su quanto sta accadendo nel Mediterraneo, al migliaio di persone che hanno perso la vita dall’inizio dell’anno e a quell’Europa, iniziando dall’Italia, che antepone i calcoli politici alle vite umane; che pone muri e barriere invece di sostenere i paesi del sud del mondo con politiche coerenti di cooperazione e sviluppo; che dimentica che l’86% delle persone in fuga vive nei paesi in via di sviluppo. Del tema della migrazione, della necessità di rivedere l’accordo di Dublino e come migliorare l’accoglienza, il Partito Socialista si occuperà in una giornata di studio il 25 agosto prossimo. Perché, per parafrasare la consigliera federale Simonetta Sommaruga, l’accoglienza di chi è minacciato fa parte dei nostri valori fondamentali.

 

Lancio anno delle donne

Il 14 giugno, ricorrenza del famoso sciopero delle donne del 1991, abbiamo lanciato come Partito Socialista e Gioventù Socialista l’#AnnoDelleDonne. Diamo un anno alla politica per ottenere finalmente la parità salariale, la fine della violenza contro le donne e il riconoscimento del lavoro di cura dei figli e della casa. Altrimenti siamo pronte a scendere di nuovo in piazza come avvenuto ventisette anni fa.

Condividi le nostre rivendicazioni? Puoi firmare qui il manifesto delle donne.

“Dovremmo essere tutti femministi”: ecco il titolo dell’articolo che ho scritto per l’occasione. Puoi leggerlo qui.

 

 

 

Trovate più informazioni sulla mia attività politica sulla mia pagina web. Potete anche seguirmi sulla mia pagina facebook o twitter. Contattatemi pure, volentieri rispondo alle vostre domande o raccolgo le vostre idee.

Grazie per la vostra attenzione e il vostro sostegno!

Vi auguro una buona estate!

Marina Carobbio

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Basta tagli in ambito di cooperazione di sviluppo! https://marinacarobbio.ch/2017/11/30/basta-tagli-cooperazione/ https://marinacarobbio.ch/2017/11/30/basta-tagli-cooperazione/#respond Thu, 30 Nov 2017 15:08:56 +0000 https://marinacarobbio.ch/?p=2417 Intervento in Consiglio nazionale del 30 novembre 2017. Dopo una prima parte in tedesco passo all’italiano. Es kann nicht sein, dass die Entwicklungszusammenarbeit schon wieder...

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Intervento in Consiglio nazionale del 30 novembre 2017. Dopo una prima parte in tedesco passo all’italiano.

Es kann nicht sein, dass die Entwicklungszusammenarbeit schon wieder die Hauptlast der Kürzungen und Sparmassnahmen des Bundes tragen soll. Vor allem aufgrund der internationalen Situation: Aufgrund verschiedener Krisen, z. B. in Syrien, im Jemen, in Myanmar oder am Horn von Afrika, gibt es einen grösseren Bedarf im humanitären Bereich. Diese Beispiele zeigen, dass es dringend nötig ist, dass wir genügend Mittel haben, um auf diese Situation zu antworten und die wichtige Arbeit in der Entwicklungszusammenarbeit weiterhin gut führen zu können, sowohl im Bereich der humanitären Hilfe, aber auch mit langfristigen Projekten, um die Armut in den Entwicklungsländern zu reduzieren. In die internationale Entwicklungszusammenarbeit zu investieren heisst, dauerhafte Perspektiven für Menschen in benachteiligten Ländern zu eröffnen oder Konflikte zu vermeiden. Was wir in die Entwicklungszusammenarbeit investieren, ist gleichzeitig eine Investition für die Schweiz, z. B. gegen die negativen Folgen des Klimawandels oder gegen die Ursachen, die zu Migrationsströmen führen.
Das Eidgenössische Departement für auswärtige Angelegenheiten und die Deza haben schon in der Vergangenheit grosse Sparbemühungen gemacht. Insgesamt haben in den letzten Jahren die Kürzungen und die Sparpakete dazu geführt, dass bei der Entwicklungszusammenarbeit 1 Milliarde Franken gespart worden sind. Auch in diesem Voranschlag wird ein wichtiger Anteil beim EDA bzw. bei der Deza eingespart. Insgesamt sieht schon der Bundesrat Einsparungen von 150 Millionen Franken vor, 130 Millionen davon fallen bei der Deza an. Das sind Einsparungen, die so nicht angehen, und zwar aus den Gründen, die ich vorher genannt habe. Es sind Einsparungen auf dem Buckel der Ärmsten.
Die vom Bundesrat vorgeschlagenen Einsparungen werden konkrete Folgen haben. So werden zum Beispiel die Mittel zur Bekämpfung von Aids, Tuberkulose und Malaria reduziert. Langfristige Projekte oder die Zusammenarbeit mit NGO werden infrage gestellt. Damit kann die Entwicklungszusammenarbeit gerade im wichtigen Bereich der Prävention, z. B. von Pandemien, ihre Aufgaben nicht mehr richtig wahrnehmen. Diese Situation wird sich zuspitzen, wenn die Kürzungen von 100 Millionen Franken, welche die Mehrheit der Finanzkommission vorschlägt, durchkommen.
In der Entwicklungszusammenarbeit und insgesamt im EDA hat man nicht nur kein Wachstum, sondern man hat in absoluten Zahlen Kürzungen. Sie können das selber in den Rechnungen nachlesen. Es sind in den letzten Jahren einfach Jahr für Jahr kleinere Beiträge.
Wie ich schon gesagt habe, sieht der vom Bundesrat erarbeitete Voranschlag 2018 aufgrund des Teuerungsverzichtes eben insgesamt noch einmal eine Kürzung vor.
Noch einmal – jetzt habe ich mein Votum ausgedruckt bekommen -: Wir können uns in diesem Bereich einfach nicht weitere Kürzungen erlauben, ohne diese Projekte infrage zu stellen.

Anno dopo anno si tagliano i mezzi per la cooperazione allo sviluppo. Lo scorso settembre fortunatamente e giustamente il Parlamento ha respinto una mozione che voleva togliere l’obiettivo dello 0,5 per cento del prodotto nazionale lordo per la cooperazione allo sviluppo. Abbiamo respinto la mozione, ma ciononostante questo obiettivo non verrà raggiunto. Per il 2018 esso si situerà allo 0,48 per cento, compresi però una parte dei costi per la politica d’asilo.
Il contributo principale nei programmi di risparmio della Confederazione negli ultimi anni, come vi dicevo prima, è stato portato avanti dalla cooperazione allo sviluppo. Nel programma di stabilizzazione 2017-2019 sono stati tagliati 584 milioni di franchi dal piano finanziario. Il 25 per cento dei tagli è nella cooperazione internazionale. Il piano finanziario del Consiglio federale prevede ora tagli di 150 milioni annui. In un periodo di quattro anni sarà quindi tagliato un miliardo di franchi in questo settore così importante, necessario e delicato.
Dietro queste cifre ci sono delle realtà preoccupanti: c’è la povertà, ci sono disuguaglianze, cambiamenti climatici, flussi migratori, le guerre e le carestie. Solo per l’aiuto umanitario d’urgenza l’ONU parla di 23,5 miliardi di dollari necessari per aiutare chi è nel bisogno in varie regioni del mondo. Secondo il rapporto alimentare mondiale il numero di persone affamate è nuovamente aumentato dopo dieci anni. Dobbiamo garantire i mezzi sufficienti per portare avanti progetti concreti nella cooperazione allo sviluppo! Per questa ragione vi invito a sostenere le mie proposte di minoranza nell’ambito dell’aiuto allo sviluppo che riguardano sia il Dipartimento federale degli affari esteri sia la Seco.

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